Per i landinisti, galeotta fu l’edizione 1977 della fiera di Verona. Sotto i riflettori della kermesse scaligera sbocciò una storia d’amore che ancora oggi si consuma nell’intimità delle cascine.

Tutto iniziò con il modello Landini 14500, il primo della serie Large mkII, a cui seguirono il Landini 10000S e il 13000. Tre modelli che scrissero una delle pagine più importanti della Casa di Fabbrico, i primi trattori del costruttore emiliano che superarono il muro dei 100 cavalli di potenza.

Equipaggiati con motori Perkins 6 cilindri da 5,800 litri, i tre azzurri vantavano precisamente 105, 120 e 145 cavalli. Alla sostanza di un propulsore robusto nato per eccellere in affidabilità e longevità, si aggiunse l’applicazione della tecnologia ‘turbo’ sul top di gamma la cui potenza specifica risulta pari a 25 cavalli/litro.

I trattori della serie Large mkII furono caratterizzati da un’inedita trasmissione meccanica; nuova per il taglio elicoidale degli ingranaggi del cambio che consentirono un deciso passo in avanti in termini di silenziosità e facilità di inserimento delle marce. I 20+8 furono razionalmente spaziati fra loro e ben dimensionati per qualsiasi applicazione.

La trasmissione prevedeva di serie il superiduttore che consente velocità di lavoro minime di 400 metri all’ora. L’assale anteriore protagonista di un’evoluta doppia trazione fu il fiore all’occhiello di un progetto al cento per cento Landini. Altra caratteristica particolarmente apprezzata tra gli agricoltori fu la precisione del sollevatore posteriore che già all’epoca vantava le funzioni di controllo della posizione, sforzo, intermix e regolazione della sensibilità di risposta.

Parte integrante di un design assennato e spigoloso, la cabina cornicia un posto di guida sospeso su ammortizzatori in gomma. Emozioni forti per uomini forti.

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