Nel mondo agricolo capita spesso di dover rimandare alcune lavorazioni a causa del maltempo o di inconvenienti tecnici che colpiscono i macchinari. Situazioni da cui, in non poche occasioni, scaturisce una corsa contro il tempo per evitare di perdere parzialmente (o anche integralmente nel peggiore dei casi) il raccolto nei momenti cruciali della stagione.

Ed è proprio in queste occasioni che emerge lo stacanovismo della categoria. Non è raro infatti trovare agricoltori che per portare a termine le lavorazioni rinunciano a weekend e perfino al sonno, lavorando instancabilmente in sessioni prolungate che ne mettono alla prova tempra e spirito. Può capitare, però, che i campi si trovino vicino ad alcune abitazioni private e il rumore del motore dei trattori, combinato a quello provocato dagli attrezzi, disturbi il sonno dei cittadini. Come avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 giugno a Candelo, in provincia di Biella. Dove la situazione è degenerata, richiedendo perfino l’intervento dei carabinieri.

Protagonista un agricoltore di 69 anni della zona che per tutta sera, fino a mezzanotte, ha proseguito indefesso a lavorare con il suo trattore e i suoi attrezzi (un ranghinatore e un’imballatrice) per raccogliere l’erba medica nei campi di sua proprietà. Una donna di 48 anni che abitava lì vicino ha chiamato il 112 a causa dei rumori provocati dai macchinari. Sul posto è intervenuta una pattuglia dell’Arma che ha trovato il rampante 69enne ancora intento a lavorare a bordo del mezzo agricolo.

L’uomo si è giustificato dicendo che le lavorazioni si erano rese necessarie fino a tarda notte a causa di un problema tecnico che aveva bloccato i mezzi. Le piogge previste per il giorno successivo hanno poi completato il quadro: l’erba medica sarebbe potuta marcire. L’agricoltore, dopo l’invito dei due militari e per il bene del riposo della donna, ha quindi smesso di lavorare, in attesa di riprendere il giorno successivo.

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