“L’inizio del 2022 ha confermato il trend di crescita costante dei costi di produzione in agricoltura già in atto da diversi trimestri e destinato a segnare pesantemente i bilanci delle imprese agricole e agromeccaniche per un tempo ancora indefinito”. Il presidente di Cai (la Confederazione degli agromeccanici) Gianni Dalla Bernardina, senza giri di parole, ha puntato di nuovi i riflettori sulla situazione di grande difficoltà in cui gli addetti di settore si sono trovati a operare a inizio 2022, con il perdurare delle tendenze inflazionarie globali, del caro-energia e dei carburanti. Congiuntura di fattori che, nonostante la ripresa dei fatturati nel 2021, non permette alle imprese di coprire neppure minimamente gli incrementi dei prezzi dei fattori produttivi.

Il problema del caro-energia, già segnalato in più occasioni da Cai, ha ormai assunto proporzioni allarmanti. I rincari più significativi, sul fronte dei costi sia diretti che indiretti, hanno riguardato il carburante agricolo (+51% dal gennaio 2021 ad oggi), il gas (+720% rispetto al 2019) e l’energia elettrica (con un’impennata del 560% rispetto al quarto trimestre 2019), Se è certo che il caro energia ha colpito duramente la quasi totalità dei comparti produttivi agricoli, tra le categorie di operatori che più hanno sofferto l’impatto della crisi rientrano gli imprenditori agromeccanici.

Caro-energia, inflazione, incentivi: il settore paralizzato

“Secondo un’analisi effettuata dall’Osservatorio Economico di Cai Academy su dati Crea-Mipaaf – afferma il vicepresidente vicario di Cai, Gianluca Ravizza – il volume d’affari complessivo riconducibile alle imprese agromeccaniche italiane è pari a circa 4.500 milioni di euro. Nondimeno, i pur significativi fatturati del settore nascondono una situazione di precarietà finanziaria che colpisce un numero crescente di imprese contoterziste. Queste ultime, infatti, fornendo sistematicamente servizi di coltivazione alle imprese agricole, anticipano per consuetudine una parte rilevante degli oneri di produzione di diverse filiere, facendosi carico delle condizioni di criticità che l’aumento dei costi induce a breve termine sui flussi di cassa”.

Le imprese agromeccaniche, peraltro, si trovano a dover far fronte alla crisi generalizzata del settore primario senza poter accedere ai sussidi che per molte imprese agricole rappresentano tuttora una rete di salvataggio, al fine di mantenere in equilibrio i conti aziendali. “Non dimentichiamo che le imprese agricole ricevono aiuti nazionali e comunitari che, in base ai dati della Rete d’Informazione Contabile Agricola, corrispondono in media al 35,8% del reddito aziendale – sottolinea Ravizza –. Si tratta di forme di sostegno cui il mondo agromeccanico non ha ancora accesso a causa di scelte di politica agraria nazionale assai controverse, sulle quali il governo è ormai chiamato a pronunciarsi in maniera chiara in vista della prossima programmazione agricola comunitaria 2023-2027″.

Al preoccupante quadro ora descritto si aggiungono infine le molteplici difficoltà sperimentate dalle imprese che intendono procedere all’acquisto di nuove macchine: oltre agli incrementi dei prezzi delle attrezzature, si segnalano infatti tempi di consegna dilatati a dismisura per una serie di cause che includono il trend dei costi delle materie prime, le difficoltà logistiche indotte indirettamente dalla pandemia e la crescita della domanda legata ai vari regimi di aiuto.

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