Federacma lancia l’allarme sui rischi per lo stop di Transizione 5.0. I dubbi della Legge di Bilancio
Servono più di 750 mln €. A peggiorare la situazione c'è anche la chiusura dei rubinetti della misura credito d’imposta ZES Sud Agricoltura. E non solo. La sigla fa il punto sulle conseguenze della Legge di Bilancio 2026
Tanto tuonò che piovve: alla fine, i paventati voltafaccia ai finanziamenti per l’agricoltura nostrana, sembrano essersi concretizzati con l’arrivo del primo disegno della Legge di Bilancio 2026. A lanciare l’allarme in merito alla scomparsa – o, comunque, alla forte riduzione – di numerosi finanziamenti per il settore primario è Federacma. Che ha subito chiesto al Governo di correre ai ripari con interventi correttivi.
Sono tanti i punti che, senza le dovute contromisure, potrebbero iniziare a pesare come macigni sulle finanze delle imprese agricole. A partire dal credito d’imposta ZES Sud Agricoltura, non rifinanziato in base a quanto contenuto nelle bozze della Legge di Bilancio. Si tratta di una misura che negli anni scorsi anni ha garantito 50 milioni di euro a sostegno degli investimenti al Sud. La nuova manovra finanziaria, tra l’altro, non prevede la prosecuzione del Fondo Innovazione, che ha erogato 222 milioni in due anni a favore del settore agricolo.
Federacma, tante le preoccupazioni per l’agricoltura italiana
Ma è soprattutto l’articolo 26 della Legge di Bilancio a preoccupare la sigla. La norma, pensata per contrastare le indebite compensazioni di crediti d’imposta, introduce il divieto di utilizzo in compensazione con i versamenti previdenziali e i premi INAIL. Una misura che rischia di penalizzare in particolare le imprese agricole, caratterizzate da una struttura fiscale semplificata e da limitate possibilità di compensazione.
“Così facendo si azzera di fatto la possibilità per tante aziende agricole di usufruire del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali”, ha commentato Andrea Borio, presidente di Federacma. “Parliamo di imprese che non possono godere degli ammortamenti maggiorati previsti per altri comparti e che oggi si ritrovano con uno strumento inaccessibile. È una contraddizione inaccettabile: chi vuole investire in agricoltura non viene sostenuto, ma ostacolato”.
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Per soppesare i tagli, l’articolo 96 della nuova Legge di Biancio prevede un nuovo credito d’imposta Agricoltura 4.0. Ma, secondo Federacma, lo stanziamento per il 2026 è al momento irrisorio (2,1 milioni di euro). Anche perché la misura non sarà verosimilmente operativa prima del secondo trimestre del prossimo anno, poiché richiederà l’adozione di un decreto attuativo.
A complicare ulteriormente il quadro, lo stop improvviso al Piano Transizione 5.0: le risorse sono esaurite, ma molte imprese agricole avevano già avviato investimenti, fiduciose nella misura. “Abbiamo lavorato con il Ministero delle Imprese per far partire la Transizione 5.0 – sottolinea Borio – e, quando finalmente ha preso piede, le imprese si sono viste tradite dalla fiducia. Oggi servono almeno 250-300 milioni di euro per coprire gli investimenti già avviati”.
“Il Governo deve dare subito un segnale chiaro: va assicurato che le spese non coperte dal PNRR saranno sostenute con i fondi ordinari per il 4.0”, ha proseguito Borio. “Nella Legge di Bilancio ci sono 1,3 miliardi disponibili: almeno metà di queste risorse deve essere destinato all’agricoltura”. In totale, tra Credito d’Imposta 4.0 e Transizione 5.0 per Federacma servirebbero circa 750 mln €. Ma, nell’attuale contesto, sembra complicato per l’esecutivo trovare questi fondi.
Infine, Federacma chiede anche che venga prorogato al 30 giugno 2026 il termine di consegna dei beni acquistati con credito d’imposta, oggi fissato al 31 dicembre 2025, in modo analogo a quanto già previsto per gli investimenti del piano 4.0. La richiesta è di inserire la proroga già nel testo iniziale del decreto Milleproroghe, tenuto conto che, con il cambiamento della fonte di copertura, non sussisteranno più i vincoli del PNRR.
