Le consultazioni online indette lo scorso agosto dal ministero dell’ambiente sull’eliminazione dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi (sad), e alcune successive dichiarazioni dello stesso ministro Sergio Costa sulla politica del “saldo zero” (che contrappone sad e sussidi ambientalmente favorevoli), hanno scatenato il malumore della quasi totalità del mondo lavorativo italiano.

Questo perché, tra le varie misure volte ad abbattere i sad, c’è anche quella che andrebbe a rimuovere il maggiore sconto di cui godono le accise sul gasolio. Questo, facendo inevitabilmente lievitare il prezzo di quest’ultimo, allineandolo a quello della benzina. Una misura che andrebbe ad impattare anche sul gasolio agricolo e che ha scaldato gli animi di tutto il comparto agromeccanico.

gasolio agricolo

Rincaro gasolio agricolo, una questione ciclica

Proteste, quelle sul rincaro del gasolio agricolo, che avevano investito il settore già lo scorso anno, quando stava per essere approvato il Decreto Clima. Il rischio, già denunciato dalle associazioni di categoria, era quello di un effetto a cascata. A partire dall’agricoltura e dall’allevamento, si sarebbe riversato sulla società tutta, a causa del conseguente rincaro dei prezzi.

La questione ora si ripresenta. Tuttavia, sull’ipotesi di un aumento dei prezzi del gasolio agricolo a partire dal prossimo gennaio, CAI (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani) non cambia la propria opinione. Ribadisce una netta opposizione.

“Il comparto agromeccanico è favorevole alla transizione ecologica. Inoltre, anche ad un’accelerazione pianificata verso un modello di agricoltura più sostenibile.

Esordisce così Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai.

“Soluzione miope, gli investimenti ne risentirebbero”

“Tale percorso dovrà essere realizzato condividendo un progetto di rinnovamento condiviso fra istituzioni – prosegue Dalla Bernardina – e non inasprendo unilateralmente le accise sul gasolio agricolo. È una soluzione miope e che frena gli investimenti di un settore già provato dalla crisi del Covid-19”.

A Dalla Bernardina fa eco Sandro Cappellini, vicepresidente di Cai.

“Serviranno diversi decenni per il passaggio all’idrogeno o a fonti energetiche meno inquinanti. La soluzione per una transizione verde sostenibile anche sul piano economico non è certo aumentare il prezzo del gasolio. Le nostre imprese non sarebbero in grado di sostenere l’impatto di nuovi costi di gestione e, invece di utilizzare il gasolio agricolo, opterebbero probabilmente per il gasolio da autotrazione, senza alcun risvolto ambientale positivo”.

Anzi, con la controindicazione di favorire l’evasione fiscale.

Transizione epocale? Serve un costo epocale

Cai ha poi calcolato in via ipotetica quale potrebbe essere l’impatto economico di un passaggio dai trattori a gasolio a mezzi “full green”, come potrebbero essere quelli a idrogeno o elettrici.

Per sostituire in Italia un milione di trattori, secondo le prime stime della Confederazione, “servirebbero almeno 100 miliardi di euro”.  Questo, calcolando che il costo di acquisto di un trattore ecologico rispetto a uno a gasolio è il doppio, applicando di fatto lo stesso concetto di un’automobile.

Cai pone infine l’attenzione su un’altra questione. Secondo la confederazione invece di cercare di monetizzare aggravando il costo dei prodotti agricoli, il Governo dovrebbe preoccuparsi di chiudere la falla dell’evasione Iva sulla nazionalizzazione dei prodotti petroliferi, che vale circa 6 miliardi. Per affrontare il problema, ribadisce Cai, basterebbe adottare la Reverse charge dell’Iva, quel particolare meccanismo che permette di applicare l’imposta direttamente sul destinatario della stessa e non su colui che al cede.

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