Nuova PAC. La parola a Coldiretti. Intervista a Stefano Leporati
Nuova PAC: parola a Coldiretti Per capire meglio le linee della nuova PAC, abbiamo incontrato Stefano Leporati Responsabile Nazionale Politiche Economiche di Coldiretti. L’emergenza sanitaria ha evidenziato come le filiere troppo lunghe siano fragili. C’è quindi una buona opportunità in termini di reshoring. Questo però, probabilmente, non può più essere pensato solamente su una scala […]
Nuova PAC: parola a Coldiretti
Per capire meglio le linee della nuova PAC, abbiamo incontrato Stefano Leporati Responsabile Nazionale Politiche Economiche di Coldiretti.
L’emergenza sanitaria ha evidenziato come le filiere troppo lunghe siano fragili.
C’è quindi una buona opportunità in termini di reshoring. Questo però, probabilmente, non può più essere pensato solamente su una scala italiana, ma finalmente europea.
In questo modo, anche le politiche keynesiane cui fa riferimento Leporati acquistano un nuovo senso nel momento in cui siano interpretate e declinate anch’esse a livello continentale.
Quali sono i punti principali della nuova Pac?
Tra le principali novità, c’è il cosiddetto ‘New Delivery Model’. Si tratta di un piano nazionale per l’intera Pac (sia per il primo Pilastro che per il secondo pilastro della Pac, sullo Sviluppo rurale), con importanti gradi di flessibilità. Gradi che saranno quindi trasferiti anche alla gestione dei pagamenti diretti e alle misure settoriali.
Il pagamento di base, i sostegni accoppiati, gli impegni ambientali, il sostegno agli investimenti e gli incentivi ai giovani restano assi portanti.
Gli incentivi per i giovani, che potranno arrivare sino a 100 mila euro nello sviluppo rurale, in un epocale ritorno delle nuove generazioni alla terra, sono tra i i punti qualificanti della proposta.
I Piani di Sviluppo Rurale, lavorando in sinergia con i sostegni per i giovani nel primo pilastro, dovranno continuare il percorso di ricambio generazionale.
Questo servirà a incentivare l’inserimento di giovani agricoltori, la multifunzionalità aziendale, la filiera corta e quei progetti di filiera che garantiscono il giusto compenso per le imprese.
In una situazione segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici, la gestione del rischio e la stabilizzazione dei redditi sono obiettivi strategici, complementari al sistema di pagamenti diretti, da attuare attraverso strumenti capaci di intervenire con tempestività.
La possibilità di utilizzare dispositivi basati su redditi e/o rese indicizzati costituisce un elemento di forte e positiva semplificazione.
Dal punto di vista degli investimenti, i piani di sviluppo rurale potranno continuare ad incentivare gli investimenti in macchine ed attrezzature dell’agricoltura 4.0.
L’evoluzione della PAC dovrà essere all’altezza di contemperare un giusto sostegno agli agricoltori, anche in termini di innovazione, senza un ulteriore carico burocratico, già a livelli insopportabili per le imprese.
La possibilità di utilizzare costi standard e pratiche standard potrà essere un modo di semplificazione concreto.
Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi della nuova PAC per il sistema Italia secondo Coldiretti?
L’idea generale che il New Delivery Model sia in grado di rispondere meglio ai bisogni dei diversi territori e alle loro specificità non può che essere condivisa.
Tutto dipenderà da come gli Stati membri sapranno cogliere tale opportunità.
Oggi, si contano più di mille misure agro-ambientali in tutte le Regioni con livelli di sostegno molti differenti tra di esse anche per impegni simili.
Positivo è l’obiettivo di andare oltre il greening, la cui applicazione è estremamente complessa per gli agricoltori. Il nuovo “eco-schema” dovrà essere gestito correttamente e va accolta con favore l’opportunità per gli Stati Membri di adattare al meglio le misure ambientali, al fine di renderle coerenti in maniera flessibile alle esigenze locali.
Serve semplificazione e non un appesantimento burocratico per le imprese.
Gli schemi ecologici e le misure agroambientali per essere efficaci devono essere progettati tenendo conto delle reali esigenze ambientali di un determinato territorio. Non possono essere un modo per ridistribuire gli aiuti, ma devono rappresentare un premio aggiuntivo.
Bisogna considerare che oggi l’agricoltura italiana è la più green d’Europa, con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola. In più abbiamo la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bioe e il primato della sicurezza alimentare mondiale, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari.
Va nella direzione delle nostre richieste la proposta di concedere gli aiuti solo ai veri agricoltori, con la possibilità dello Stato Membro di definirli in base a criteri nazionali. Questo, non permettendo la costituzione di rendite fondiarie e finanziarie.
Nonostante si affermi che la nuova PAC aumenti e in maniera importante le risorse voi, come Coldiretti, ritenete che in realtà siamo di fronte a un taglio del budget (dal momento che considerate prezzi costanti). Cosa vuol dire e perché si utilizzano punti di vista così diversi?
L’Unione europea, sulla proposta del Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, ha tagliato di 34,6 miliardi gli stanziamenti alla politica agricola.
Nonostante i 15 miliardi aggiuntivi destinati allo sviluppo rurale, che rischiano di essere messi a disposizione solo nel 2022, il bilancio resta negativo.
A prezzi costanti, sono state ridotte di 27,9 miliardi le risorse assegnate al primo pilastro e di 6,7 miliardi quelle per lo Sviluppo rurale, il cosiddetto secondo pilastro.
Si discute dell’utilizzo a prezzi correnti e prezzi costanti con percentuali che variano a seconda del metodo utilizzato, con risultati molto diversi.
Da un punto di vista economico occorre tenere presente gli effetti dell’inflazione che riduce il potere economico della moneta. 100 euro oggi sono diversi da 100 euro tra dieci anni. Vanno quindi attualizzati aggiungendo l’inflazione. Per questo molte delle proiezioni della Commissione europea a prezzi correnti sottostimano il taglio della PAC.
La riduzione dei fondi mette a rischio la ripresa dall’emergenza Coronavirus e, con essa, la sicurezza e la sovranità alimentare dell’Italia e dell’Europa intera.
La chiusura delle frontiere all’esportazione di prodotti agricoli da parte di molti paesi ha riportato al centro il tema della sovranità alimentare sia nazionale ed europea.
Si è capito quanto sia importante disporre di filiere 100 per cento italiane.
Per questo, il budget per la PAC proposto da Bruxelles deve essere aumentato. Questo sostegno potrà andare a sostenere la filiera collegata agro-alimentare, in primis al settore delle macchine agricole, dove l’Italia vanta primati in termini produttivi.
In termini di macro-economici, il sostegno al settore agricolo può sviluppare in termini di PIL un ritorno maggiore per ogni euro investito. Questo perchè il moltiplicatore Keynesiano ( che misura la percentuale di incremento del reddito nazionale in rapporto all’incremento di una o più variabili
macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica) grazie alla filiera italiana è superiore rispetto a tanti altri settori produttivi.
Dal punto di vista generale quali sono gli impatti che lascia il Covid sul mondo dell’agricoltura italiano e cosa vi aspettate fino al prossimo anno?
L’emergenza Covid-19 avrà un impatto importante sul settore agricolo italiano con perdite stimate in 12,3 miliardi di euro nel 2020. Questo, per effetto del taglio alle esportazioni, delle difficoltà e chiusure di bar e ristoranti, del crollo dei flussi turistici e della pesante contrazione delle quotazioni alla produzione per taluni prodotti. Fatto in controtendenza rispetto all’aumento dei prezzi al dettaglio per effetto di distorsioni e speculazioni che vanno fermate.
Da quando è iniziata la pandemia in Italia, il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività. Questo ha provocato un impatto negativo che varia da settore a settore, dall’allevamento al vino, dall’ortofrutta all’olio, dai fiori alle piante senza dimenticare la pesca e l’agriturismo.
L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo. Ma anche delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Su queste, è necessario intervenire con un piano nazionale di interventi per difendere la sovranità alimentare. E’ necessario per non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.
Da questi fabbisogni nasce il Piano Marshall proposto da Coldiretti a sostegno del settore agricolo ed agroalimentare Made in Italy colpito dall’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Il parere di Paolo De Castro Coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo