Gli effetti del conflitto ucraino – tra rincari energetici senza precedenti, inflazione galoppante e carenza di materie prime – stanno provocando conseguenze talmente gravi per il settore primario da spingere nove paesi dell’UE a chiedere di posticipare al 2024 l’entrata in vigore della PAC 2023-2027, la nuova Politica Agricola Comune che prevede il raggiungimento di obiettivi ancora più sfidanti nel campo della sostenibilità e dell’economia delle aziende agricole che vogliono accedere ai finanziamenti. Ai nove paesi UE (tra cui rientrano i quattro del Gruppo Visegrad) si è aggiunta anche la Coldiretti, la principale organizzazione agricola italiana con 1,6 milioni di associati che, tramite le parole del suo presidente Ettore Prandini, sostiene la proposta di posticipare l’entrate in vigore della PAC.

Rispetto al periodo in cui è stata messa a punto la riforma, ha messo in evidenza Prandini, lo scenario di riferimento è cambiato radicalmente sia a livello nazionale che internazionale. Argomentazione che il presidente della Coldiretti ha poi ribadito nella lettera inviata alle associazioni degli agricoltori di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lituania e Romania, ovvero i nove paesi sopra citati.

PAC 2023-2027, il commento della Coldiretti per posticipare l’entrata in vigore

“Il settore agricolo – sottolinea Prandini – è tra quelli più sensibili al conflitto tra Russia e Ucraina e la sua attuale importanza per la sicurezza complessiva dei cittadini europei, richiede uno sforzo adeguato a prescindere dall’inerzia della macchina burocratica. Ci auguriamo che le istituzioni europee sappiano cogliere questo momento per aprire una nuova riflessione sul futuro delle politiche per i sistemi agroalimentari alla luce di un quadro geopolitico che, a prescindere dalla durata e dall’esito della guerra in corso, sarà profondamente mutato rispetto ad oggi”.

“Per questo – scrive Prandini ai colleghi dell’Est – siamo disponibili a portare avanti la proposta di rinvio della Pac e “a collaborare con voi per incoraggiare anche altre organizzazioni di agricoltori europei e non solo per sostenere la richiesta proveniente da agricoltori, imprenditori e lavoratori agricoli di circa un terzo dei paesi dell’UE, che per storia e geografia sono più colpiti da questa guerra”.

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