Si sa, l’agricoltura in montagna rappresenta una sfida spesso onerosa per le aziende agricole, sia da un punto di vista fisico – con lavorazioni dei campi più complicate a causa delle natura orografica del terreno, manutenzione costante dei terrazzamenti per evitare dissesti idrogeologici, il tutto spesso e volentieri in quota -, sia da un punto di vista economico, con macchinari più costosi, allestiti specificatamente per lavorare su superfici con pendenze elevate, generalmente soggetti più frequentemente a malfunzionamenti o a vere e proprie rotture a causa dell’onerosità del lavoro da svolgere.

La conseguenza, nemmeno troppo velata, di queste asperità è l’abbandono da parte degli agricoltori di ingenti ettari di superfici coltivabili, con danni che vanno ad impattare sia sulla biodiversità autoctona, sia sulla sicurezza dei terreni montani, più soggetti a rischio di frane e smottamenti.

Agricoltura di montagna, un mestiere difficile (e oneroso)

Ed è proprio per contrastare l’abbandono dell’agricoltura di montagna, e quindi migliorare la sicurezza generale del territorio, che la Regione Lombardia, dove più di un terzo del territorio è montagnoso, aprirà mercoledì 17 marzo 2021 (e fino al 17 maggio 2021) un bando da 17,5 milioni di euro per compensare, almeno in parte, le difficoltà che gli agricoltori dei comuni di alta quota devono affrontare quotidianamente.

L’iniziativa prevede l’erogazione di un’indennità compensativa annua commisurata ai maggiori costi di produzione e ai minori ricavi delle imprese agricole di montagna, causati dagli svantaggi naturali e strutturali cui sono soggette. Un premio annuale per ettaro di superficie il cui importo è commisurato infatti alla tipologia colturale. E, nel caso delle superfici pascolive e dei prati, all’altimetria e alla pendenza.

Rolfi: l’obiettivo è contrastare l’abbandono delle superfici coltivate

“Vogliamo contrastare – ha detto Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – l’abbandono delle superfici agricole di montagna che, solo se utilizzate e governate, possono concorrere a garantire un reale presìdio del territorio, la salvaguardia della biodiversità, la prevenzione del rischio idrogeologico e dell’erosione dei suoli”.

“Il mantenimento e la valorizzazione dell’agricoltura di montagna contribuiscono alla protezione dell’ambiente e contrastano lo spopolamento di queste zone”, ha ribadito Rolfi. “Lo scorso anno – ha proseguito – abbiamo investito 4,6 milioni di euro per finanziare 366 opere di terrazzamento e muretti a secco, infrastrutture necessarie per chi coltiva la terra in alta quota. È chiaro che il sostegno va accompagnato alla promozione dei prodotti. E su questo stiamo lavorando con le associazioni agricole. Per fornire agli agricoltori strumenti efficaci e innovativi”.

“L’obiettivo per la prossima Programmazione agricola – ha concluso Rolfi – è quello di realizzare una sezione specifica per la montagna. Ciò al fine di integrare le attuali misure e dare continuità e organicità agli interventi. La necessità principale oggi è, infatti, quella delle infrastrutture, fisiche e digitali. Ciò per mettere i produttori nelle condizioni di lavorare abbattendo gli svantaggi logistici”.

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