Negli ultimi due anni 7 imprese agricole su 10 hanno profuso energie per mettere in campo – letteralmente – macchinari innovativi e per applicare nuove tecniche d’avanguardia alle proprie routine operative. Sul totale delle imprese del settore primario, infatti, ben il 69,5% ha investito in innovazione, per migliorare i processi interni e, al contempo, ottenere un minore impatto ambientale, in linea con il tumultuoso processo di transizione ecologica che sta investendo il settore, soprattutto alla luce delle nuove normative da rispettare per l’ottenimento dei fondi della PAC europea (senza dimenticare le miriadi di iniziative dedicate agli investimenti per il nostrano PNRR).

A fotografare lo stato dell’arte della diffusione delle tecnologie 4.0 in agricoltura ci ha pensato la quarta edizione di AGRIcoltura100, il progetto di Reale Mutua e Confagricoltura per promuovere il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile in Italia, svoltasi proprio in questi giorni nella sede della sigla agricola. Un’edizione, quella del 2024, a cui hanno partecipato 3.132 aziende (a differenza delle 1.850 che vi presero parte nel complicato 2020).

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L’agricoltura italiana è sempre più protagonista nel processo di transizione ecologica, consapevole che solo attraverso investimenti che portano a un minor utilizzo di input ambientali sarà possibile immaginare un futuro sostenibile per la filiera agroalimentare. Negli ultimi 24 mesi, infatti, il 69,5% delle imprese hanno investito in innovazione, puntando soprattutto su nuove tecnologie e tecniche agricole d’avanguardia.

Agricoltura, senza innovazione non c’è sostenibilità. E viceversa

Ad emergere con forza dal report è lo strettissimo legame che intercorre tra innovazione e sostenibilità, due tematiche strettamente correlate, in particolar modo nel settore primario, dove le aziende più innovative sono la quasi totalità (il 78,9%) di quelle col maggior livello di sostenibilità. L’impatto ambientale e sociale resta il fulcro di un gran numero di imprese agricole: il 55,3% delle aziende presenta infatti un livello elevato di sostenibilità, in aumento costante rispetto agli scorsi anni. Diminuiscono al contempo le realtà al livello base, passate dal 20% di quattro anni fa al 12,1% di oggi.

Interessante, infine, il sondaggio compilato da AGRIcoltura100, per capire il rapporto che intercorre tra gli agricoltori e il concetto di sostenibilità: il primo valore attribuitole è quello di accrescere la qualità del prodotto, anche a garanzia della salute dei consumatori, ritenuta fondamentale o molto importante dall’85,7% degli intervistati.

Al secondo posto tra i valori di sostenibilità si colloca l’impegno per l’ambiente (76,3%); seguono le relazioni con la filiera (70,1%), la valorizzazione della comunità locale (67,4%), l’investimento in innovazione (67,1%) e la consapevolezza del ruolo sociale dell’impresa verso i lavoratori e la comunità (65,8%).

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