Il settore degli allevamenti italiani (ed europei) può tirare un sospiro di sollievo: la revisione della direttiva sulle emissioni industriali proposta dalla Commissione Europea è stata bocciata dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri, che è un ente istituzionale diverso). Al centro del malcontento da mesi, la proposta intendeva paragonare a livello di emissioni inquinanti i grandi allevamenti, con più di 150 capi di bestiame, alle industrie, prevedendo quindi drastiche riduzioni produttive e oneri finanziari ancora più pesanti.

Gravi le possibili ripercussioni, soprattutto a livello occupazionale, su un settore anche ancora oggi conta nella sola Italia più di 200mila addetta e oltre 100mila aziende. Immancabili le proteste, dilagate praticamente in tutti gli stati UE. Le mobilitazioni più serie hanno avuto luogo nei Paesi del Nord Europa, dove centinaia di allevatori sono scesi in piazza, bloccando i principali snodi stradali (emblematici i casi di Belgio e Paesi Bassi).

Norma sugli allevamenti, il commento della Coldiretti

Reazione positiva da parte della Coldiretti, sin dal primo momento fortemente contraria alla misura. “La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione”, ha esordito il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo.

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Una proposta, quella contenuta nella direttiva sulle emissioni inquinanti che, se approvata, “potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole – ha proseguito Prandini – minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici”.

Secondo Prandini l’equiparazione tra allevamenti e attività industriali oltre ad apparire “ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa”, si basa su un “approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali”.

La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha inoltre votato – ha infine sottolineato la Coldiretti – l’eliminazione della norma dell’aggregazione che avrebbe potenzialmente l’effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.

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