Lo specializzato degli specializzati. Rinchiudere l’Antonio Carraro Mach4 Tony in una categoria specifica è alquanto difficile, se non per la fascia di potenza che è quella attorno ai 100 cavalli. Non esiste infatti nel panorama trattoristico mondiale una macchina analoga o quantomeno simile. Se già gli isodiamterici o 4X4 rappresentano una nicchia, il nostro Mach 4 è pure articolato e al posto delle ruote ha quattro cingoli indipendenti sempre in presa.

Per di più è reversibile ed è dotato di una trasmissione continua. Il tutto corredato da un’elettronica in grado di mettere a disposizione dell’operatore funzioni e automatismi degni di un vero top player. Stiamo dunque parlando di un trattore per vigneti ad alto reddito, super accessoriato e soprattutto capace di arrivare ‘dove osano le aquile’.

L’Antonio Carraro Mach4 Tony è in grado infatti di operare su pendenze impensabili per gli specializzati tradizionali, anche in condizioni di fondo sdrucciolevole, fangoso, allagato o addirittura innevato. Grazie al sistema di sterzo articolato non teme le capezzagne strette e in virtù dei cingoli in gomma può viaggiare in totale sicurezza su strada fino a 30 chilometri all’ora con un comfort degno dei ‘ruotati’.

Antonio Carraro Mach4 Tony, la meccanica. Scalatore nato

Tutto è concepito per arrampicarsi tra i filari Finalista dell’edizione 2023 del Tractor of the Year, ovviamente nella sezione Best of Specialized, l’abbiamo testato con la giuria internazionale nel Monferrato, affrontando declivi davvero impegnativi. La prima impressione, nonostante il disorientamento nel trovarsi a solcare pendii difficili da affrontare anche a piedi, è quella di un mezzo incredibilmente confortevole sebbene le dimensioni siano per forza di cose limitate. Ma la peculiarità che più ci ha colpito è la costante sensazione di sicurezza indipendentemente dalla pendenza.

Il merito è ovviamente in gran parte del super grip offerto dai cingoli coadiuvati dal sistema Actio di oscillamento del telaio, ma a nostro parere il vero salto di qualità rispetto alla precedente versione con cambio tradizionale è offerto proprio dal cambio ‘Tony’. La nuova trasmissione consente infatti di non dover giocare con la frizione evitando pericolosi momenti di folle e soprattutto mantiene in presa la macchina anche senza intervenire sui freni consentendo di fermarsi e ripartire anche in salita o in discesa utilizzando il solo pedale dell’acceleratore.

Il gruppo ibrido è costituito da un’unità idrostatica che lavora su quattro gamme meccaniche robotizzate, inversore idrostatico al volante o su joystick compreso. La differenza sostanziale rispetto ai trattori full stepless da campo aperto riguarda il cambio gamme che in questo caso non avviene in automatico. Poco male, visto che la scelta della gamma si effettua normalmente a priori in base al tipo di lavoro richiesto e che in ogni caso è possibile effettuare la cambiata in movimento tramite appositi tasti sul cruscotto o sul bracciolo (in scalata si scende al massimo fino in seconda gamma).

Tutto in automatico

A colpire sono la quantità di automatismi gestiti elettronicamente dal sistema SIM (Shift-In-Motion). Una volta scelto il tipo di avanzamento tra ‘Automotive Mode’, ideale nei trasferimenti, in cui la pressione sul pedale dell’acceleratore è proporzionale a velocità e giri motore, oppure ‘Manual Mode’, che permette di fissare i giri motore e regolare la velocità col pedale, utile nelle applicazioni alla Pto, l’operatore può poi selezionare tre stili di guida preimpostati. Sarà dunque l’elettronica di bordo a gestire il regime del motore (Eco o Power) e la velocità massima per ottimizzare prestazioni o consumi a seconda dell’impiego.

La prima modalità è indicata per spostamenti millimetrici, la seconda per la maggior parte delle operazioni in campo e la terza per i trasferimenti su strada con attrezzature portate o trainate. Completano il tutto il Cruise Control che interviene sia sulla velocità che sul regime motore con lo scopo di mantenere costanti i valori impostati togliendo il piede dal pedale dell’acceleratore e l’Intellifix che consente di ottenere la massima coppia motore al regime di giri impostato quando vi è un assorbimento di potenza tramite la presa di forza.

Ciò che appare un po’ complicato da spiegare è estremamente semplice all’atto pratico poiché tutte le funzioni descritte si attivano in automatico oppure premendo un pulsante, per il resto basta impostare la direzione, selezionare la gamma e premere l’acceleratore lasciando alla centralina elettronica il compito di vigilare sul perfetto funzionamento di tutti i parametri.

Il V3800 è il best seller di Kubota, protagonista sotto i cofani di specializzati, telescopici e ‘ragni’ per il movimento terra. Prima dell’irruzione del V5009, il 3,77 litri è stato l’alto della gamma ‘free market’ di Osaka. Il V3800 si spinge in questo caso fino a 98 cavalli, ottimizzando la combustione con un efficiente sistema d’iniezione common rail e sviluppando un accurato sistema di controllo elettronico del motore.

IL motore

Sotto al cofano del Antonio Carraro Mach4 Tony c’è Kubota

Il comportamento in campo è dunque fluido e ben modulato e consente di sfruttare a dovere i 98 cavalli garantiti dal 4 cilidri Kubota V3800 in versione Stage 3B (deroga concessa all’Italia per questo tipo di trattori). Il propulsore giapponese, estremamente compatto ed efficiente offre un picco di coppia di 330 Nm (33,7 Kgm) a 1.500 giri che assicura la necessaria reattività in qualsiasi condizione operativa. Come già spiegato in precedenza l’aderenza e la trazione sono affidate ai quattro cingoli indipendenti in gomma a profilo triangolare di uguali dimensioni larghi 350 millimetri.

Tale conformazione con la ruota motrice nella parte superiore, innestata su riduttori anteriori e posteriori a 45 gradi, e quattro rulli di appoggio nella parte inferiore, riduce lo sbalzo del motore e allunga il passo della macchina a tutto vantaggio della stabilità. Quest’ultima è enfatizzata anche dall’ottimale ripartizione dei pesi che vede il 60 per cento dei carichi gravare sull’assale anteriore e il restante 40 sul posteriore in modo che agganciando un attrezzo si giunga a 50 e 50.

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Grazie poi all’oscillazione longitudinale di ogni cingolo (da più 8 a meno 11 gradi), coadiuvata dall’oscillazione del telaio con snodo centrale che arriva fino a 15 gradi, l’aderenza è costante anche sui terreni più sconnessi e accidentati. Il tutto riducendo il compatamento e il danneggiamento del suolo visto che anche in sterzata i cingoli posteriori seguono la scia dei cingoli anteriori. La sterzata è infatti effettuata dall’inclinazione del telaio ed ecco che i freni sterzanti sono solo in optional a supporto dell’operatore negli scenari più estremi.

L’impianto idraulico è alimentato da due pompe a ingranaggi, una per i servizi e la sovralimentazione del gruppo idrostatico da 52 litri al minuto e una per il sollevamento, i distributori e lo sterzo da 44,5 litri al minuto. Il circuito è quindi performante anche per l’utilizzo delle attrezzature più impegnative accoppiate al sollevatore posteriore da 2.400 chili a controllo elettronico.

La cabina: a tutto vetro. Visibilità e comfort al centro del progetto

Il Mach 4 Tony monta la nuova cabina ‘Air’ omologata Fops e Rops con pressurizzazione Categoria 4 che preserva l’operatore dalle inalazioni nocive di polveri e aerosol. Tutte le regolazioni relative alla climatizzazione e alla pressurizzazione sono installate nel tetto dove trovano posto ben 10 bocchette d’aria tra ricircolo, flusso e disappannamento. L’abitacolo è progettato per armonizzarsi col resto della macchina lasciando il minimo appiglio alla vegetazione e allo stesso tempo garantendo i massimi requisiti in termini di comfort e visibilità.

A tal proposito risultano particolarmente azzeccati il tettuccio trasparente, il parabrezza anteriore ricurvo nella parte superiore e gli inserti vetrati nella parte bassa a ridosso della pedana e dell’articolazione centrale. L’ergonomia prima di tutto L’ingresso può avvenire da entrambi i lati e lo spazio all’interno non manca, nonostante stiamo parlando di una macchina compatta per definizione. È ovviamente presente i tunnel che ospita la trasmissione ma rispetto alle versioni con cambio meccanico non ci sono le leve che ostacolano la seduta e il passaggio.

Azzeccato stilisticamente oltre che ben dimensionato anche il cruscotto dotato di display centrale per la visualizzazione e l’impostazione dei principali parametri operativi gestiti dal computer di bordo. Il volante è regolabile in inclinazione e il sedile, disponibile anche in versione con sospensione pneumatica, può essere registrato in in altezza e peso in un intervallo tra i 50 e i 150 chili.

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