Pare di intravedere una flebile luce in fondo al tunnel in cui, da quasi due anni, si trova il settore agricolo italiano a causa dell’estensione dell’obbligo assicurativo RCA anche a tutte quelle macchine agricole utilizzate soltanto in aree private. Una misura approvata su mandato di Bruxelles sul finire del 2023 per quello che era stato definito come ‘rischio statico’, messa in deroga per sei mesi e poi, in teoria, entrata in vigore a luglio 2024. Da quel momento in poi un limbo burocratico per l’assicurazione dei trattori che, nonostante l’impegno delle sigle di categoria, non è ancora stato del tutto risolto.

Ora infatti, con la recente approvazione degli emendamenti al Ddl sulle Piccole e Medie Imprese (PMI) in Senato, per la prima volta dal 2023 è stata ufficialmente introdotta una prima forma di deroga a questo obbligo assicurativo RCA che, da quasi due anni, gravava sulle tasche degli agricoltori. Che, tra l’altro, come ribadito da Federacma in più di un’occasione, non sono mai stati messi nella condizione di potervi adempiere con strumenti assicurativi pensati ad hoc per questa situazione.

Assicurazione trattori, bene gli emendamenti. Ma ci sono ancora dei punti da chiarire

Questa prima forma di deroga interessa macchine agricole non immatricolate o prive del certificato di idoneità tecnica, quando utilizzate esclusivamente in fondi agricoli, aziende agrarie o spazi ad uso interno non accessibili al pubblico, purché coperte da polizze assicurative alternative. Un primo passo in avanti positivo rispetto all’impasse degli scorsi mesi reso possibile, sottolinea in una nota Federacma, dal costante impegno della Senatrice Maria Nocco, prima firmataria dell’emendamento, e del Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo, che hanno seguito con attenzione e disponibilità l’evoluzione del tema in questi mesi.

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“La norma approvata – ha commentato Andrea Borio, presidente di Federacma – non può ancora considerarsi risolutiva: alcune situazioni rimangono escluse o non pienamente chiarite, a partire da quelle relative ai mezzi agricoli nei piazzali di concessionari, rivenditori e costruttori o alle macchine operatrici, che continuano a restare in un limbo giuridico”.

La proposta delle sigle di settore

La proposta originaria presentata da Federacma insieme a Federunacoma, Assodimi-Assonolo, CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, CAI Agromec e UNCAI, prevedeva una formulazione onnicomprensiva, pensata per rispondere concretamente alle variegate esigenze delle categorie rappresentate e alle differenti condizioni d’impiego dei mezzi. La richiesta era quella di estendere la deroga anche alle macchine agricole e operatrici utilizzate in cantieri, magazzini, aree aziendali private, piazzali di rivenditori e costruttori, spazi dove questi mezzi sono spesso fermi o in attesa di essere immatricolati, movimentati o consegnati.

“Con il testo approvato si interviene in parte sui trattori nei campi – prosegue Borio – ma restano fuori tutte le altre situazioni che la nostra proposta affrontava con chiarezza, in una logica di semplificazione e legalità. Inoltre, la norma presenta ancora elementi di margine interpretativo circa il reale perimetro di applicazione della deroga”. Proprio per questo la sigla ha rinnovato la richiesta di un confronto interministeriale per trovare al più presto una soluzione definitiva all’annosa questione, con l’obiettivo di “arrivare a un quadro normativo chiaro, praticabile e condiviso, che tuteli davvero sia gli operatori del settore sia i cittadini, senza scaricare su chi lavora la responsabilità di norme inapplicabili”.

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