biometano

Se si dovesse rispondere a bruciapelo alla domanda “qual’è in Europa la patria del biogas?”, probabilmente in pochi avrebbero dei dubbi nello scegliere la Germania. E questo, per numero di impianti, volumi prodotti, know-how tecnologico ed esperienza. E se invece spostiamo l’attenzione sul biometano (altro non è che biogas purificato al fine di conferirgli le stesse caratteristiche chimiche del metano di fonte fossile)? In questo caso la risposta potrebbe sorprenderci in positivo.

Uno studio effettuato da Ecofys, in collaborazione con il Centro di analisi dei sistemi culturali dell’Università di Wageningen (Paesi Bassi) e con il Crpa, Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia, è giunto al seguente risultato: “L’utilizzo di doppie colture, pratica già attualmente adottata da molti agricoltori italiani, può essere un modello promettente per produrre biomasse aggiuntive senza ricadute negative sull’utilizzo dei suoli o per produzioni alimentari”.

Mais e triticale, il binomio vincente

Il caso studio ha preso in esame mais come coltura estiva e triticale come coltura invernale da destinare al digestore. “Grazie al modello delle doppie colture – hanno commentato gli autori della ricerca – gli agricoltori italiani possono produrre biometano a costi bassi con impatti ambientali positivi”.

Si tratta ancora di valutazioni preliminari ed è la stessa Ecofys a non sbilanciarsi troppo, consigliando nuove ricerche a ulteriore conferma. Ma il solco sembra essere tracciato e, una volta tanto, la carta vincente potremmo avercela noi e non l’Europa verde del Centro Nord. Tutto sta a giocarcela nel migliore dei modi.

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