Agricoltori e contoterzisti sullo stesso piano per il raggiungimento degli sfidanti obiettivi previsti dal Green Deal Europeo, uniti da una strategia sinergica a lungo termine che permetta loro di investire in tecnologie e mezzi in grado di garantire lo sviluppo di un settore primario che sappia essere a basse emissioni di carbonio. Questo quanto emerso dal nuovo rapporto del Cema, il Comitato europeo dei costruttori di macchine per l’agricoltura (e poi rilanciato all’associazione dei contoterzisti UNCAI).

Un ente, il Cema, che è tornato a puntare i riflettori sulle modalità con cui gli attori del settore dovranno collaborare per riuscire a portare a compimento proprio il Green Deal, il pacchetto di misure che da qui al 2050 rivoluzionerà le modalità con cui i cittadini del Vecchio Continente si approcceranno alla mobilità, all’energia, alla produttività e, più in generale, a tutti gli aspetti che caratterizzano la quotidianità della turbolenta contemporaneità

Agricoltori e contoterzisti, attori della stessa opera

Il settore agricolo rappresenta nell’Unione Europea il 10% delle emissioni totali di gas serra (provenienti da colture, bestiame e suolo). Un ulteriore 1% può essere attribuito all’agricoltura dalla combustione di combustibili fossili durante il normale funzionamento delle macchine agricole e agroforestali. Per raggiungere l’obiettivo finale della carbon neutrality o anche il bilancio negativo di carbonio, ci sono molte opzioni per il settore agricolo, e la flotta ricopre un ruolo quindi importante.

“Si tratta però di riconoscere le opzioni più funzionali e sostenibili. In base al rapporto del Cema per le caratteristiche delle macchine agricole e il lavoro che devono svolgere, i motori a combustione interna rimangono la soluzione più idonea per il prossimo decennio per raggiungere gli obiettivi fissati di riduzione della CO2. Occorre, infatti, dare tempo a soluzioni alternative, come i combustibili sintetici (che devono prima essere prodotti), al biometano e ad altre tecnologie come l’elettrificazione”, ha commentato il presidente di Uncai Aproniano Tassinari, a margine del report Cema.

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“La trasformazione digitale dell’agricoltura e le soluzioni smart sono però al centro di ogni possibile soluzione. In base a uno studio tedesco condotto su frumento, mais e foraggi (progetto EkoTech), per esempio, solo l’adozione delle migliori pratiche e tecnologie dell’agricoltura di precisione permetterà nel 2030 una riduzione tra il 35 e il 40% del carburante necessario per tonnellata di raccolto rispetto a quanto ne occorreva nel 1990”.

Connettività e flessibilità, le parole chiave

L’agricoltura deve diventare intelligente, connessa e flessibile per aprirsi gradualmente ai combustibili alternativi. Si tratta di cambiare modelli produttivi e organizzativi e appropriarsi di nuove competenze e conoscenze. Un’operazione non facile e neppure immediata.

“I programmi di investimento e di sostegno dell’Unione e dell’Italia, compreso l’eco-schema Agricoltura di precisione, dovrebbero guardare alle infrastrutture agricole necessarie, all’uso professionale della flotta messo in campo dai contoterzisti e ai tempi per i costruttori di pianificare lo sviluppo di trattori mossi da combustibili alternativi. Occorre anche un quadro politico che attribuisca valore al carbon farming e punti alla costruzione di un database comune inteso come un’infrastruttura strategica nazionale dove atterrano tutti i dati digitali raccolti in campo e con essi i risultati ambientali raggiunti con l’adozione di buone pratiche e mezzi meccanici green. Ma il primo passo rimane la promozione della conoscenza dello stato dell’arte delle tecnologie e delle pratiche agronomiche più avanzate tra agricoltori e contoterzisti”, conclude il presidente di Uncai.

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