Martedì 12 dicembre è stata una giornata di passione per i lavoratori extracomunitari che, durante il click day istituzionale, si sono registrati all’apposito portale per poter accedere alle quote stagionali e quindi lavorare in Italia nella prossima stagione. Il tutto in base alla programmazione transitoria dei flussi 2023-2025, regolamentata dal nuovo Dpcm triennale del 27 settembre (il cosiddetto ‘Decreto Flussi’).

In base ai dati commentati dalla Coldiretti, a fronte degli 82.250 ingressi totali previsti dal decreto, durante il click day le domande hanno ampiamente superando la quota, andando in overbooking. Un click day, come ribadito dalla sigla agricola, che fa riferimento esclusivamente ai lavori stagionali nei settori agricolo e turistico-alberghiero con la riserva di 40.000 unità per i nulla osta presentati dalle associazioni datoriali firmatarie del protocollo del 3 agosto 2022.

Si tratta a tutti gli effetti di un provvedimento fondamentale, richiesto a gran voce dagli imprenditori agricoli italiani, poiché quasi un terzo del Made in Italy a tavola a livello nazionale viene prodotto nei campi e nelle stalle proprio da migranti che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura. Nel 2022, infatti, questi lavoratori hanno fornito il 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, in base a quanto indicato nell’analisi della Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricerche Idos.

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Anche se ancora non esiste una suddivisione a livello territoriale, le regioni dove si concentrano le richieste di ingresso per la Coldiretti sono quelle che richiedono un grande impegno di manodopera come il Trentino soprattutto per la raccolta delle mele o il Veneto per la raccolta degli ortaggi e delle fragole che è ormai alle porte anche per effetto del caldo inverno ma anche il Friuli Venezia Giulia per la preparazione delle piantine di vite per i nuovi impianti, le cosiddette barbatelle, il Lazio per gli ortaggi e la Campania per la coltivazione del tabacco ed il settore della pomodoro destinato alla trasformazione industriale.

La comunità di lavoratori agricoli extracomunitari più presenti in Italia sono quella degli indiani, seguita dai marocchini che precedono albanesi, senegalesi, pakistani, tunisini, nigeriani e macedoni. Si tratta soprattutto di lavoro stagionale con picchi di domanda nei periodi estivi della raccolta che – continua la Coldiretti – sono garantiti grazie a lavoratori regolari provenienti da altri paesi, perfettamente integrati, che si fermano in Italia per qualche mese, tornando anno dopo anno spesso nella stessa azienda con reciproca soddisfazione.

Il contributo dei flussi migratori al Made in Italy sostiene molti “distretti agricoli” dove i lavoratori stranieri sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale e trovano impiego come raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia ma anche come trattoristi, serricoltori, potatori Non vanno dimenticati, ha concluso la Coldiretti, i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade o la produzione di energie rinnovabili.

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