L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna lo scorso 16 maggio potrebbe rappresentare una vera e propria tabula rasa per l’agricoltura della Regione. Mentre “la totale sommersione dei terreni coltivati ne sta alterando la struttura fisica”, l’annata agricola 2023 risulta essere già “fortemente compromessa”, con gli effetti che potrebbero perdurare per molti mesi e con il ritorno alla normalità che potrebbe richiedere anni.

A dirlo, nero su bianco, è Uncai, la sigla che riunisce i contoterzisti, ovviamente al lavoro ininterrottamente da tre giorni nelle zone colpite per ripristinare gli argini distrutti dalle piene e ripulire le strade e i campi invasi dal fango. Gli agromeccanici stanno cercando di ripristinare la funzionalità delle arginature, sgomberando gli alvei fluviali. Sott’acqua sono finite vigne, kiwi, susine, pere, mele, ortaggi e cereali.

“Serve subito un provvedimento d’urgenza che stanzi fondi per agromeccanici e agricoltori”, ha scritto il presidente di UNCAI, Aproniano Tassinari in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, al presidente di Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e all’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi. Il tutto a fronte dei danni incalcolabili che hanno colpito più di 5000 aziende agricole, e le colture di una delle zone agroalimentari più importanti d’Italia. In Regione infatti, oltre alla ‘Food Valley’, si trova anche la ‘Fruit Valley’, le cui colture sono uscite fortemente compromesse dall’alluvione.

Una passerella agricola sommersa dalla piena di un fiume

Emilia-Romagna, le richieste di Uncai per evitare il tracollo dell’agricoltura

Oltre ad aver provocato lo sfollamento di 13.000 persone, gli allagamenti hanno interessato le infrastrutture, i mezzi e le attrezzature dei centri aziendali delle ditte di Agromeccanici e aziende agricole, colpendo un’area di circa 20.000 ettari di terreno già coltivato a interesse arboreo o erbaceo. Le piogge incessanti hanno inoltre provocato il dissesto di versanti e pendii con frane diffuse su tutto l’arco appenninico.

L’imperativo, in queste giorni così concitati e drammatici, è il ripristino immediato delle aree colpite dall’alluvione e la successiva tutela e salvaguardia del territorio. Operazioni che possono essere portate avanti da professionisti qualificati che conoscono il territorio in ogni suo angolo, dal momento che già lo lavorano stagione dopo stagione.

“Occorre stanziare risorse congrue per sanare i danni incalcolabili alle attività agricole, agromeccaniche e alle infrastrutture rurali, per non perdere intere filiere agricole, vigneti, frutteti, orticole, sementiere, vivai, cereali, allevamenti”, avverte la sigla in una nota. “In gioco c’è l’intera produzione agricola di un’area di primaria importanza per l’agricoltura italiana. Riteniamo necessario ora un Decreto Legge Speciale del Governo con la conseguente messa a disposizione di risorse congrue a far fronte ai danni subiti e subenti per le attività Agromeccaniche ed Agricole”.

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