In un contesto globale segnato da incertezze economiche, mercati altalenanti e trasformazioni tecnologiche accelerate, Fendt punta su efficienza, digitalizzazione e sostenibilità. Ne abbiamo parlato ad Agritechnica con Dominic Esser, Direttore Vendite EME, che ci ha offerto una visione aggiornata sui trend internazionali, sugli investimenti in automazione e sull’evoluzione della gamma. Fabio Garavelli, Direttore Vendite Sud Europa, ci ha invece raccontato lo scenario mediterraneo, l’impatto degli incentivi nazionali e le prospettive della nuova generazione di trattori.

Dominic Esser, Direttore Vendite EME

Si sta chiudendo un anno molto complesso sul mercato globale . Qual è lo stato dell’industria e come si muove l’Europa?

Gli Stati Uniti e il Sud America stanno vivendo un forte rallentamento, con un mercato statunitense che ha perso circa il 50%. Pesano le difficoltà della soia verso la Cina e la conseguente mancanza di liquidità per gli investimenti. L’Europa non è da meno: dopo anni stabili a 170.000 trattori e un picco a 200.000 nel 2021, oggi siamo scesi a circa 150–152.000 unità, -25% rispetto al triennio precedente. È un calo generalizzato, segmenti e potenze incluse. La Francia, per noi centrale, ha perso il 30% nella fascia medio-alta.

Ci sono segnali di ripresa per il 2026? 

Non prevedo un rimbalzo significativo. Il mercato rimarrà attorno alle 150.000 unità, salvo interventi pubblici mirati. Qualche segnale positivo arriva da programmi di incentivi in Paesi come la Romania o la Germania, dove il 40% degli sgravi fiscali dedicato ai trattori elettrici potrebbe ravvivare in parte la domanda. Ma la tendenza generale è rimanere su stime prudenziali.

Digitalizzazione, automazione e robotica sono ormai pilastri della strategia Fendt. Quali sviluppi state portando avanti?

Continueremo a investire pesantemente in questi asset. La joint venture con Trimble e il brand PTX è centrale: all’interno del gruppo Agco condividiamo un’infrastruttura digitale solida, pur mantenendo alcune funzioni esclusive per Fendt. La robotica sarà un asse fondamentale: il nuovo Xaver GT rappresenta un salto di qualità perché usa componenti già rodati e garantisce compatibilità con gli attrezzi standard, oltre a beneficiare del supporto della nostra rete.

Parlando di sostenibilità, qual è il reale potenziale del trattore elettrico?

La propulsione elettrica ha un futuro anche nel segmento agricolo, ma per ora resta un mercato di nicchia. Il nostro modello è uno dei pochi che si rivolge all’agricoltura professionale, ma senza incentivi il costo rimane elevato. Un’azienda può assorbire un aumento di prezzo del 10-15%, non del 60. Credo che la soglia tecnica sia intorno ai 150 cavalli, oltre diventa troppo complesso per il peso delle batterie e la compattazione del suolo. Per le lavorazioni pesanti la combustione tradizionale resterà determinante ancora a lungo, almeno finché non arriverà un vero “game changer” nella realizzazione di batterie.

AGCO continua a puntare sulla differenziazione dei marchi. È ancora la strada giusta?

Assolutamente sì. Ogni segmento di clientela ha bisogni molto specifici: non avrebbe senso produrre la stessa macchina con colori diversi. La filosofia “Farmer First” significa proprio offrire soluzioni mirate.

La nuova serie 800 come si colloca nella gamma Fendt?

L’800 Vario è la macchina perfetta per i contoterzisti europei: oltre 300 cavalli di potenza, 60 km/h di velocità massima e un comfort paragonabile a un’auto di lusso. Si posiziona tra la compattezza della serie 700 e la potenza strutturale della serie 900. L’unica sovrapposizione è tra i modelli 728 vario e 829 Vario, ma per peso e impieghi sono trattori molto diversi.

E sul fronte delle macchine da raccolta? Ci saranno novità?

Assolutamente sì. Mietitrebbie, trincia e sprayer sono una priorità assoluta per il gruppo. Nel comparto delle macchine raccolta abbiamo investimenti importanti in atto. Per ora non posso dire nulla ma vedrete importanti evoluzioni nei prossimi anni.


Fabio Garavelli, Direttore vendite Sud Europa

Spagna e Italia mostrano dinamiche molto diverse. Come si presenta il 2025 nel Sud Europa?

La Spagna sta rimbalzando dopo anni difficili di siccità: grazie agli incentivi regionali, il mercato cresce di oltre il 20% e torna sui livelli storici, attorno alle 10.500–11.000 unità. L’aumento riguarda soprattutto la bassa potenza, dove Fendt è meno presente, ma è comunque un anno positivo. L’Italia, invece, è un caso virtuoso: abbiamo raggiunto l’8% di quota, nostro massimo storico, e siamo primi sopra i 240 cavalli.

In Italia l’incognita della 5.0 pesa sulle scelte d’acquisto. Qual è la situazione?

Il portale dei bandi 5.0 è stato riaperto, ma senza fondi; ci si può solo mettere in lista d’attesa. Il rischio è lo slittamento degli acquisti, con impatti finanziari forti su concessionari che hanno già impegni e stock. Non nego che questa sia ad oggi la nostra principale preoccupazione. Situazione che vale per tutti i player.

Come è stata accolta dal mercato la serie 600 Vario a quattro cilindri?

Il 600 vario è stato un successo perché combina potenza, agilità e consumi molto contenuti. Le prove in campo, insieme al lavoro della rete, sono state determinanti.

La nuova serie 500: che ruolo avrà?

Il 500 Vario sarà probabilmente il “jolly” della gamma Fendt: 180 cavalli, molta versatilità e la trasmissione VarioDrive che la rende adatta ad aziende miste e contoterzisti. È, in sintesi, una 600 più compatta, pronta a diventare un modello di riferimento.

State rafforzando anche il team e la presenza nei segmenti di raccolta?

Sì, abbiamo due nuovi product specialist, un marketing manager dedicato al Sud Europa e un area manager senior. Sul fronte raccolta, le Ideal stanno crescendo: tradizionalmente forti nella scuotipaglia, ora guadagniamo quote nelle rotative, anche nelle taglie grandi. Le demo hanno aumentato le vendite delle Ideal 9, molto apprezzate sulla soia.

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