Alla fine, dopo un mese di proteste infiammate da parte degli agricoltori per tutto il Vecchio Continente, è arrivato il primo dietrofront di spessore da parte dell’Unione Europea. La presidente del Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fitofarmaci (SUR). Esulta la Coldiretti, da sempre contraria a questa misura. La mancata approvazione della nuova restringente direttiva sui fitofarmaci “salva il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’ irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci”, sottolinea il presidente Coldiretti Ettore Prandini in una nota.

La misura “avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori”. Si tratta, in sostanza, di una prima risposta da parte delle istituzioni europee al malcontento che in tutta Europa ha investito il settore: a inizio gennaio in Germania, e poi via via in ogni nazione (dalla Francia alla Romania, dalla Spagna all’Italia), la protesta ha paralizzato le principali città e gli snodi viari d’Europa, arrivando a toccare lo stesso Parlamento Europeo di Bruxelles, messo letteralmente a ferro e fuoco dai protestanti.

Fitosanitari, i rischi per l’Europa. E le proposte Coldiretti

Per la Coldiretti serve un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l’Italia a classificarsi come la più green d’Europa. Secondo uno studio della Commissione Europea peraltro – aggiunge Coldiretti – “i maggiori impatti sulla resa si sarebbero verificati in colture che hanno una rilevanza limitata, come l’uva, il luppolo e i pomodori”.

Una tesi che si scontra duramente con la realtà: il pomodoro è infatti l’ortaggio più consumato in Europa, così come i suoi derivati (passata, polpa, pelati, sughi…), e l’uva, sia da tavola che trasformata (in vino, succhi, distillati…) è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale. Senza dimenticare che l’Italia, che si contende con la Francia il ruolo di principale produttore mondiale di vino ed il primo produttore di derivati di pomodoro in Europa, sarebbe il Paese più danneggiato da una politica europea folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori.

“La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma” precisa il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale. In tale ottica non è possibile neppure che l’allargamento dell’Unione all’Ucraina venga pagato dalle aziende agricole.

“Serve poi cancellare definitivamente – ha ribadito Prandini – l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori”. E sempre secondo la Coldiretti servono, infine, mercati equi e trasparenti, incentivando gli accordi di filiera e vietando la vendita sotto i costi di produzione.

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