Mentre il prezzo del grano duro crolla verticalmente – con un calo, a inizio giugno, del 40% -, aumenta in modo sostenuto il costo della pasta (+14% a maggio): tendenze opposte che si riversano in modo drammatico sull’agricoltura italiana, in particolar modo su tutte quelle imprese che coltivano grano. In pratica, mentre il costo del prodotto finale aumenta a vantaggio della parte finale della filiera, il grano duro nazionale (fondamentale per produrre la pasta) viene sottopagato appena 33 centesimi al chilo agli agricoltori. A mettere i dati nero su bianco è stata la Coldiretti, in una nota infiammata.

Grano duro, a Bari monta la protesta

Proprio per questo motivo gli agricoltori baresi, coadiuvati dalla sigla regionale della Coldiretti, non ci stanno e organizzano la protesta. Nella giornata del 7 giugno si sono infatti riuniti al porto di Bari e, di fronte al Varco Vittoria, dove scaricano le navi piene di grano straniero, e hanno innalzato cartelli e striscioni particolarmente critici nei riguardi delle speculazioni in atto sul grano. La protesta, organizzata principale regione produttrice di grano (con 10 mln di quintali raccolti in media all’anno), si è poi spostata davanti a una nave carica di frumento arrivata da Vancouver.

Al centro del malcontento ci sono proprio le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada balzate del +747%, passando da 33,8 milioni di chili dello scorso anno ai 286,2 milioni attuali nei primi due mesi del 2023 (analisi Coldiretti su dati Istat). Un Paese, il Canada, in cui il grano viene coltivato utilizzando glifosate in preraccolta come disseccante, secondo modalità vietate in Italia.

Le proposte di Coldiretti

A fronte della concorrenza sleale delle importazioni che provengono da zone con regole differenti su concimi e fitosanitari, secondo la Coldiretti i ricavi non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese con il rischio di abbandono di buona parte del territorio nazionale. Le superfici agricole coltivate a grano duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione dell’1,6 % rispetto all’anno precedente secondo le ultime rilevazioni Istat.

Oltre alla riduzione della dipendenza dall’estero e al potenziamento degli accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, Coldiretti, infine, auspica il ritorno nel minor tempo possibile della Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell’ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali.

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