Come spesso succede ci sono (almeno) due chiavi di lettura per interpretare uno stesso dato. Il dato in questione è quello relativo agli infortuni professionali denunciati all’Inail, e fortunatamente stavolta le chiavi sono entrambe positive. Nei primi 11 mesi dell’anno (valore più recente ad oggi disponibile) segnano una incoraggiante contrazione, passando da quasi 34.700 a 33.200 casi: un taglio di circa 1.500 unità.

Nello stesso periodo (gennaio/novembre) le denunce d’infortunio con esito mortale scendono da 142 a 125 decessi. Anche in questo caso conforta il trend positivo di riduzione. Certo, va considerato che l’occupazione nel settore agricolo tende – nel medio periodo – a contrarsi, e questo elemento contribuisce esternamente alla riduzione degli incidenti. In ogni caso i dati sopra citati restano significativi.

La seconda chiave di lettura chiama in causa l’industria, altro comparto a forte rischio per i lavoratori. Ebbene, lo scorso anno le denunce in campo agricolo sono state circa 42 ogni mille addetti, rispetto agli 84 casi riscontrati nel comparto industriale.

Vanno apprezzati in questo paragone gli sforzi fatti dal settore primario. Minori le differenze se si concentra l’analisi sui casi che hanno poi portato a un decesso: abbiamo un tasso di mortalità su base annua pari a 1,6 ogni 10.000 addetti in agricoltura e 1,4 ogni 10.000 addetti nell’industria. Valori sostanzialmente confrontabili. Morale? Certo occorre fare ancora meglio e oltre 100 ‘morti verdi’ in un anno restano un bilancio ancora troppo alto. Se non altro, però, apprezziamo gli sforzi verso un modello di agricoltura sempre più sostenibile anche sul fronte della sicurezza.

 

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