9mila ettari letteralmente carbonizzati negli ultimi sei mesi, con un raddoppiamento della superficie colpita rispetto alla media storica degli ultimi dieci anni. Il tutto accompagnato dalla peggiore siccità da oltre cento anni, a cui sono seguite misure emergenziali di razionamento dell’acqua e danni incalcolabili alle colture. É poco confortante il quadro tratteggiato dalla Coldiretti – a partire dai dati forniti dall’Effis – in merito agli incendi divampati nella penisola italiana dopo l’aumento vertiginoso delle temperature registrato tra maggio e giugno 2022. E la situazione, con l’anticiclone Caronte che ha portato temperature oltre i 40°, non è destinata a migliorare: sono infatti sempre più numerosi i roghi che nelle ultime settimana si sono diffusi dalla Puglia alla Toscana.

Divampano gli incendi nell’Italia senz’acqua

Mentre l’afa flagella le grandi città, nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni con aree sempre più esposte al divampare delle fiamme. Gli incendi quest’anno sono oltre 6 volte di più rispetto al 2020 spiega la Coldiretti su dati della Protezione civile. Una situazione drammatica spinta dal cambiamento climatico che favorisce roghi più frequenti e intensi, con un aumento globale di quelli estremi fino al 14% entro il 2030 e del 50% entro la fine del secolo secondo l’Onu. Una situazione drammatica per l’Italia devastata da ben 659 tempeste di fuoco di dimensioni significative nel solo 2021 secondo i dati Effis.

Ogni rogo – sottolinea la Coldiretti – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni. Una situazione che aggrava il conto dei danni causati dalla siccità con la mancanza di precipitazioni che in Italia sono risultate in media addirittura dimezzate rispetto allo scorso anno ma con riduzioni percentuali ancora più altre nelle regioni del Nord dove lungo il bacino del Po si produce 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy. Siamo di fronte – conclude la sigla – a una vera e propria emergenza nazionale per coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole. Coldiretti ha infine rimarcato l’esigenza di ricorrere ad un piano speciale per la razionalizzazione e il potenziamento degli invasi d’acqua.

In primo piano

Articoli correlati