Il 2025 si conferma un anno complesso per i principali costruttori di macchine agricole a livello globale. AGCO e CNH Industrial hanno presentato i risultati relativi al secondo trimestre e John Deere (che inizia l’anno fiscale il primo novembre) al terzo trimestre evidenziando un quadro comune: domanda debole, pressione sui margini e riduzione delle scorte lungo la catena distributiva. 

Mal comune mezzo gaudio

Tutti e tre i gruppi lamentano cali diffusi nelle vendite e negli utili, segno di un mercato in rallentamento dopo il boom degli anni passati: Agco ha registrato vendite nette per 2,6 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2025, in calo del 18,8% rispetto al 2024, dovendo ricorrere a forti tagli alla produzione e alle scorteper migliorare la redditività; per CNH Industrial le vendite della divisione Agriculture sono scese a 3,25 miliardi di dollari (-17%), penalizzate dalla contrazione della domanda e dal destoccaggio dei concessionari, e il secondo trimestre si è chiuso con un utile netto di 217 milioni di dollari, quasi dimezzato rispetto al 2024. Il margine operativo (EBIT rettificato) è sceso all’8,1%, ma l’azienda ha rafforzato gli investimenti in R&S, oggi pari al 6% delle vendite.

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Dal canto suo John Deere nel terzo trimestre 2025 ha riportato un utile netto di 1,289 miliardi di dollari, contro 1,734 miliardi del 2024, con le vendite nette agricole e construction calate del 9% a 10,3 miliardi. L’azienda punta sulla gestione mirata della produzione e sul lancio di soluzioni tecnologiche come See & Spray e Harvest Settings Automation, per permettere agli agricoltori di ridurre i costi e migliorare la produttività. Nonostante il ciclo ribassista, i tre gruppi mostrano una direzione comune: contenere le scorte oggi, investire in tecnologie per domani. Precision farming, digitalizzazione e automazione emergono come gli asset su cui costruire la prossima fase di crescita.

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