Danni economici incalcolabili, lo spettro della carestia per decine di paesi in via di sviluppo, l’utilizzo spregiudicato dei cereali come “arma” politica e militare: il proseguimento del blocco dei porti in Ucraina, sui quali si sta giocando una partita di vitale importanza tra Mosca e Kiev (con la Turchia a mediare), porterebbe al dimezzamento dell’export di grano e mais nel mondo. I 44,7 milioni di cerali esportati lo scorso anno, con la guerra ancora in corso e le difficoltà riscontrate per il raggiungimento di un accordo sul via libera alle navi cargo bloccate nei porti, potrebbero infatti diventare 20 milioni di ton nel 2022, ovvero meno della metà. Sono quindi estremamente pessimistiche le proiezioni dell’Associazione Ucraina dei cereali. Coldiretti, riprendendo quanto affermato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ha ribadito l’assoluta necessità sul raggiungimento di un accordo tra le parti, con le delegazioni che proprio in questi giorni stanno discutendo in Turchia.

Grano, mentre la partita tra Ucraina e Russia si complicano cala anche la produzione mondiale

L’Ucraina – sottolinea la Coldiretti – attualmente sta cercando di esportare il proprio raccolto per vie terrestri, fluviali e ferroviarie, ma le difficoltà logistiche limitano i volumi a un massimo di circa due milioni di tonnellate al mese. In particolare, ci sono circa 30 milioni di tonnellate immagazzinate nel territorio controllato da Kiev su una capacità di circa 55 milioni di tonnellate mentre c’è la possibilità di stoccaggio per altre 13-15 milioni di tonnellate nelle aree occupate dalla Russia. Il risultato è che i silos di mais, grano e girasole nel territorio controllato dal governo ucraino sono pieni a metà con il rischio che i nuovi raccolti in arrivo entro un mese rimangano in campo.

Un grave problema in una situazione in cui la produzione mondiale di cereali è stimata in calo a 2,784 miliardi di tonnellate su valori minimi da quattro anni anche per effetto delle condizioni climatiche avverse nei diversi continenti ma anche per la crisi dei fertilizzanti, secondo l’analisi Coldiretti sulla base dei dati Fao dai quali si evidenzia che il taglio riguarda soprattutto il mais destinato all’alimentazione animale, il grano e il riso mentre al contrario aumenta la produzione di orzo e sorgo. A rischiare di più sono 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall’aumento dei prezzi. Un’emergenza che colpisce però anche l’Italia che ha acquistato dall’Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione (3% del totale) ma anche 785 milioni di chili di mais (il 13% del totale), secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.

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