Uncai punta i riflettori sull’innovazione agricola: settore 4.0 ha superato i 2.5 mld € nel 2023
Il punto è stato fatto dal presidente della sigla Aproniano Tassinari in occasione di Divinazione – Expo 24 al G7 Agricoltura. Il commento: “le normative europee potrebbero però creare disparità nell’accesso alle tecnologie avanzate tra diverse aree del mondo"
Tradizione e innovazione: il binomio su cui si impernia l’intero settore della meccanizzazione agricola, fatto di storia ma anche di tecnologie che, repentinamente, hanno permesso agli agricoltori e agli operatori di fare balzi da gigante, verso il futuro. La stessa coppia di sostantivi che è alla base dell’ultimo intervento del presidente di Uncai, Aproniano Tassinari.
“L’innovazione nella meccanizzazione agricola è un processo lento rispetto ad altri settori. La curva di adozione non è particolarmente ripida. Pensiamo solo alla guida satellitare. Nonostante i vantaggi dal punto di vista economico, ambientale e della sicurezza, dopo tanti anni la sua diffusione non ha ancora raggiunto il 100%”, ha osservato Tassinari in una nota a commento delle scelte effettuati dagli organizzatori di Divinazione Expo 24, la manifestazione che si sta svolgendo sull’isola di Ortigia, a Siracusa, in concomitanza con il G7 Agricoltura. E il cui tema portante è proprio quello dell’innovazione.
A detta della sigla, anche se in taluni casi il comparto paia essere piuttosto freddo nei confronti delle nuove tecnologie, gli investimenti dell’industria in questo settore sono in costante crescita e, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Smart AgriFood, nel 2023 il mercato dell’Agricoltura 4.0 italiana ha raggiunto 2,5 miliardi di euro, +19% rispetto al 2022.
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La domanda pare lecita: il presidente Uncai si è chiesto infatti “come sia possibile in un settore poco incline ai cambiamenti e piuttosto conservatore. Soprattutto mi sono chiesto se proseguirà questo trend e se anche in futuro l’agritech sarà una classe di innovazione sul quale varrà la pena investire”. E la risposta non poteva che essere affermativa. “Penso che la risposta a tutte queste domande sia sì, per diversi motivi”, ha proseguito nel suo intervento. “Non riesco a pensare a un singolo tipo di innovazione che avrà un impatto maggiore sul futuro del nostro pianeta, sulla salute delle persone e sulla sicurezza alimentare”.
“Sono numerose le declinazioni e le applicazioni in ambito agricolo della parola ‘innovazione’. Continuo a essere entusiasta di chiunque stia facendo qualcosa intorno all’intelligenza artificiale generativa. So che si tratta di una tecnologia controversa per certi aspetti legati alla privacy, all’accuratezza delle risposte e al lavoro, ma è innegabile che farà fare un balzo in avanti all’agricoltura di precisione. Anzi già lo sta facendo. C’è poi l’editing genetico per garantire una naturale protezione delle colture da stress di vario tipo”.
“Nel settore agromeccanico seguo molto attentamente lo sviluppo dei nuovi propellenti a emissioni zero, come l’idrogeno, i biocarburanti e i carburanti sintetici. Tutti compatibili con i motori attuali. Circa invece i robot agricoli, penso che non sostituiranno i trattori nel prossimo futuro. Nonostante le macchine autonome possano migliorare la produttività e la precisione nell’agricoltura, ci sono ancora molte sfide da superare come la frammentazione del mercato, la necessità di regolamenti di sicurezza e la mancanza di una rete di distribuzione sviluppata”.
Uncai sottolinea il ruolo che l’UE giocherà dal punto di vista normativo
Ci sono due elementi comuni a tutti questi ambiti dell’innovazione per Uncai. Che si tratti di innovazioni meccaniche, intelligenza artificiale, genetica o fertilizzanti e principi attivi, l’ambiente normativo imposto da Bruxelles rappresenta un fattore di incertezza sia per chi sviluppa innovazione sia per chi la utilizza.
“Questo mi preoccupa perché temo che potremmo ritrovarci con isole di diversi ambienti normativi in tutto il mondo. In alcuni Paesi, l’innovazione potrebbe avere strade spianate, mentre in Europa potrebbe incontrare ostacoli. Se si creano queste isole normative, avremo anche isole di innovazione. Il settore agricolo in alcune parti del mondo potrebbe accedere a tecnologie avanzate, mentre altre regioni potrebbero rimanere indietro con soluzioni meno efficaci. Questo mi preoccupa in termini di produzione agricola globale, concorrenza e resilienza dell’agricoltura europea.”
L’altro elemento – più ‘poetico’ – dell’innovazione in agricoltura è la pazienza. Ci vuole molta pazienza. L’industria deve perseverare con tecnologie promettenti anche se non vengono subito accolte dal mercato. Gli investitori devono finanziare soluzioni innovative solo quando sono veramente mature, per evitare di diffondere scetticismo tra agricoltori e contoterzisti. “La sfida oggi è trovare un equilibrio tra crescita economica e sostenibilità ambientale e sociale. La tecnologia può darci un grande aiuto. Tuttavia, in agricoltura, più che in altri settori, il capitale deve imparare a essere paziente”, ha infine concluso il presidente Tassinari.