Nonostante il rinvio provvisorio della firma del Mercosur, la protesta degli agricoltori europei è lontano dall’affievolirsi. Dopo le proteste della scorsa settimana, che avevano portato a Bruxelles più di diecimila agricoltori e un migliaio di trattori – con momenti di tensione durante tutta la giornata con le forze dell’ordine -, restano ancora numerose le associazioni di categoria che hanno ribadito che il malcontento è tutt’altro che rientrato. Tra di loro anche CIA-Agricoltori Italiani, che ha commentato la situazione tramite le parole del suo presidente nazionale, Cristiano Fini.

“Il rinvio della firma dell’accordo Mercosur va nella direzione giusta e conferma che senza risposte concrete alle legittime preoccupazioni degli agricoltori, a partire da reciprocità e tutele, non può esserci alcuna intesa”. Così ha esordito Fini nel commentare la decisione della Commissione Europea sullo slittamento a gennaio dell’accordo commerciale con i paesi del Sud America. “Decisivo il ruolo dell’Italia e la nostra grande manifestazione, pacifica e unitaria a Bruxelles”.

CIA, la questione della riforma della PAC è il vero nodo cruciale

“L’attenzione però resti alta sulla vera emergenza che ha riunito, nel cuore dell’Europa, 40 organizzazioni aderenti al Copa-Cogeca con più di 10 mila agricoltori. Fermare la proposta di riforma della Pac, targata Ursula von der Leyen, è sempre in cima alle nostre priorità e la più stringente ragione della nostra mobilitazione partita da mesi e non intenzionata a fermarsi – ha ribadito Fini, dopo essere rientrato dalla protesta con una folta delegazione confederale -. All’agricoltura, senza la quale non c’è futuro, vanno garantite più risorse ed equità, non quei tagli di budget che sottraggono all’Italia 9 miliardi di euro, né la dissoluzione della Pac in un Fondo unico”.

Amaro il bilancio su questo fronte. “Dalla von der Leyen solo parole di vicinanza, le ultime ieri sera. Non serve solidarietà – ha concluso Fini-. Dalla presidente della commissione Ue ci aspettiamo responsabilità istituzionale, che riconosca l’abbaglio e riveda in toto la sua politica per l’agricoltura, per il bene della sicurezza alimentare, per i cittadini di tutta Europa”.

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