Eventi climatici di natura distruttiva, altalena dei prezzi delle principali commodities (dal grano ai carburanti), instabilità geopolitica e finanziaria: sono soltanto alcuni dei fenomeni che, sempre con maggiore frequenza, affliggono i campi di tutta Europa. Dalle alluvioni che hanno travolto Emilia-Romagna, Marche e Toscana alla siccità che ha interessato alcune zone della Spagna, sono numerosi gli esempi che possono essere fatti per rimarcare la situazione precaria in cui versa il settore primario del Vecchio Continente nel 2023. Ripresi anche da Confagricoltura.

Proprio in Spagna, per esempio, il ministero dell’Agricoltura ha segnalato che, a causa della siccità, la produzione di cereali autunno-vernini è diminuita quest’anno del 40% rispetto al 2022. Non va meglio per le arance, con una contrazione del 15% sulla media degli ultimi cinque anni, e per l’olio d’oliva, la cui produzione è capitombolata al -50% nella campagna 2022-2023 rispetto ai livelli ordinari. Il tutto con le giacenze mondiali di grano che sono state valutate in 258 milioni di tonnellate a fine campagna 2023-2024 (se la previsione di avverasse si tratterebbe del livello più basso dal 2015).

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Insomma, una situazione complessa che, senza soluzione di continuità, prosegue ininterrotta dallo scoppio della pandemia, nel 2019. In sostanza, una lunga fase emergenziale che richiede strumenti adatti. Come ribadito da Confagricoltura, che in una nota ha sottolineato l’assoluta necessità da parte delle istituzioni, nazionali ed europee, di tenere in considerazioni le complicazioni dettate dalle emergenze in atto.

Confagricoltura ha chiesto di rilanciare il programma “Agricoltura 4.0” con il rafforzamento del credito d’imposta e con la conferma dell’automaticità dell’incentivo. Inoltre, la misura dovrebbe avere una durata almeno triennale al fine di consentire alle imprese la programmazione degli investimenti. Una risposta a queste richieste dovrebbe arrivare dalle risorse finanziarie del capitolo “REPower EU” inserito nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Occorre, però, andare oltre. E non solo in termini di risorse finanziarie complessivamente disponibili.

Le conseguenze del cambiamento climatico impongono una maggiore diffusione delle coperture assicurative da parte degli agricoltori. Senz’altro positiva è la scelta fatta dal governo di attivare, come consentito dalla nuova politica agricola comune (PAC), il fondo mutualistico nazionale “AGRICAT” alimentato con una trattenuta sugli aiuti diretti agli agricoltori. Serve anche una revisione normativa che consenta di ristorare i danni e far ripartire l’attività produttiva in tempi brevi. I cambiamenti climatici richiedono, insomma, l’avvio di una nuova fase per la gestione dei rischi climatici in agricoltura. E’ un tema da affrontare anche nell’ambito del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nella UE che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato di voler avviare nel recente discorso sullo stato dell’Unione.

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