“Prima di effettuare qualsivoglia iniziativa di ripristino dei terreni o delle proprie infrastrutture occorre che agromeccanici e agricoltori eseguano una perizia di stima dell’attuale stato aziendale per proprio conto. Le associazioni agromeccaniche di Ravenna, Bologna, Forlì e Cesena, aderenti a Uncai, si sono attivate per questo servizio con tecnici e periti che andranno direttamente presso le aziende”. Inizia così l’intervento con cui Roberto Scozzoli, direttore di Apimai Ravenna e di Uncai, ha cercato di tratteggiare un primo quadro generale della situazione del settore nelle zone dell’Emilia-Romagna travolte dall’alluvione. Alla luce dei recenti fondi stanziati dal Governo per la ricostruzione.

Emilia-Romagna, l’acqua per le irrigazioni scarseggia

Gli agricoltori e i contoterzisti dell’Emilia-Romagna, in prima linea per ripulire le città e i campi travolti dalle esondazioni dei fiumi, stanno dunque iniziando a effettuare le prime conte dei danni, azienda per aziende. E, come ci si poteva aspettare, quello che sta emergendo non è uno scenario rassicurante. L’alluvione ha reso irrecuperabili, sicuramente per quest’anno, molti terreni già avviati a coltura.

Le aziende a indirizzo ortofrutticolo e orticolo per il proprio sostentamento possono contare esclusivamente sui terreni non alluvionati o che si stanno via via asciugando. Aziende che ora rischiano di avere un ulteriore danno, quasi paradossale: dopo le piene e le esondazioni, con la conseguente distruzione degli impianti irrigui e la contaminazione di quelli sopravvissuti, a mancare potrebbe essere proprio l’acqua per l’irrigazione.

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“Abbiamo subito segnalato alle autorità competenti la carenza di acqua nel CER e nei Consorzi di Bonifica della Romagna Centrale ed Occidentale”, evidenzia Scozzoli: “Preoccupa l’assenza e il vistoso abbassamento del livello dell’acqua nei diversi fiumi e canali irrigui delle entità consortili, tanto da non poter disporre dell’acqua necessaria alle diverse esigenze irrigue delle colture ortive, erbacee in genere e frutticole, per il trapianto del pomodoro, l’ingrossamento del tubero nelle patate e del bulbo nelle cipolle. Il problema si evidenzia anche nelle colture arboree che necessitano di irrigazione costante come il kiwi. Da una prima stima solo nella provincia di Ravenna sono in sofferenza per carenza d’acqua 2000 ettari di terreni, per una PLV potenziale di oltre 10.000 euro ad ettaro”.

Diversi agromeccanici e agricoltori mostrano inoltre preoccupazione per le paratie nelle chiuse nei fiumi romagnoli ancora abbassate che non potrebbero garantire un sufficiente invaso di acqua durante il periodo estivo necessario all’irrigazione delle colture: “Come tutti noi sappiamo tale disponibilità è necessaria per portare a raccolta le colture che, ricordiamo, sono ad alta redditività ma anche ad alti costi colturali. Costi colturali che sono già avvenuti con concimi già distribuiti, piantine di pomodoro già acquistate e in prossimità di trapianto, interventi fitosanitari già svolti: tutti temi da affrontare con urgenza con il Commissario. I soccorsi no, ma l’agricoltura della Romagna rischia di fermarsi senza un Commissario coadiuvato da un esperto agricolo che tuteli gli interessi di tutti gli agricoltori e agromeccanici”, conclude il direttore tecnico di Uncai.

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