Un “piccolo” cortocircuito burocratico che, però, potrebbe far crollare come un castello di carte i traguardi raggiunti dalle associazioni agromeccaniche sulla proroga della misura legata ai beni 4.0, tassello cruciale per il rinnovamento del parco macchine dell’agricoltura italiana. È quanto accaduto con l’approvazione in Parlamento della Legge di Bilancio 2023 proprio agli ultimi sgoccioli dello scorso anno. Infatti, in base a una miniproroga inserita proprio al fotofinish, il termine ultimo per la consegna dei beni catalogati 4.0 è stato posticipato al 30 settembre 2023, e non più alla fine dell’anno (quindi al 31 dicembre 2023) come richiesto a gran voce dalla sigle di settore per far fronte alle problematiche di consegna dei mezzi ordinati. A lanciare l’allarme è Federacma, la sigla che riunisce i commercianti italiani di macchinari e attrezzature agricole.

Le parole di Federacma sulla situazione della 4.0

La misura, estesa a fine settembre 2023, che prevede l’erogazione di incentivi a tutti coloro che entro il 31 dicembre 2022 hanno pagato almeno il 20% dell’acconto sul totale del costo del mezzo ordinato, potrebbe non essere risolutiva, a causa del prolungarsi delle problematiche sopracitate. “I ritardi delle case costruttrici – si legge nella nota della sigla – dovuti alle complicazioni della ripresa post-pandemia, aggravati dalle contingenze internazionali provocate dal conflitto russo-ucraino, infatti, non permetteranno ai rivenditori di rispettare la scadenza come, in molti casi, è accaduto per i macchinari acquistati nel 2021 e tuttora non consegnati”.

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 “Il cortocircuito normativo tra conversione in legge della Manovra ed emanazione del Dl Milleproroghe ha vanificato gli sforzi del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che aveva posticipato il termine a fine anno – dichiara il presidente Andrea Borio di Federacma, la Federazione nazionale dei commercianti macchine agricole Facciamo appello ai senatori, ad iniziare dai relatori del provvedimento a Palazzo Madama, il Presidente Alberto Balboni e Dario Damiani, ringraziando chi ha già dimostrato apertura verso le nostre proposte emendative per far sì che vengano modificate le norme riguardanti i beni prenotati sia nel 2021 sia nel 2022″.

Auspichiamo così che venga rispettato il patto tra Stato e Imprese, in modo tale da non far perdere i benefici del credito d’imposta 4.0. In questo periodo di forte incertezza economica, infatti, non dare risposte agli imprenditori, che nonostante tutto continuano ad investire, rischia di essere molto controproducente per il tessuto produttivo nazionale”.

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Una misura fondamentale per la vitalità del settore agromeccanico italiano

La misura, negli ultimi anni, ha trovato rilevante riscontro nel settore agricolo. Nel 2021, a fronte di una percentuale del credito di imposta pari al 50%, si è registrata l’immatricolazione di 24.835 trattori, in aumento del 36% sul 2020 e tornando ai livelli del biennio 2010-2011. Anche se le immatricolazioni sono scese a poco più di 20mila nel 2022 (qui l’articolo con i dati sulle vendite, suddivisi per produttore), la percentuale di beneficio della misura sul 4.0 è comunque alta, pari al 40%.

“Comprendiamo che trovare risorse, in questo momento, non sia semplice ma con l’attuale credito d’imposta di appena del 20% rischiamo di non rendere più appetibile uno strumento oramai consolidato tra le imprese. Chiediamo, pertanto, un ulteriore sforzo anche in tal senso”, ha infine concluso Borio.

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