Nel 2010 Fendt aveva completato il rinnovo di tutte le sue gamme di trattori dotando di trasmissione Vario anche gli speciali e gli utility della serie 200. Era il solo marchio al mondo a proporre esclusivamente trattori con trasmissione a variazione continua. Dal primo Vario datato 1995 al 2010, Fendt aveva accumulato un’esperienza unica nel settore grazie a 100.000 cambi prodotti (ulteriormente lievitato fino ai giorni nostri). Dopo un 2009 poco brillante a causa della scarsa disponibilità proprio del 200 Vario, proprio nel 2010 Fendt stava superando la soglia del 4% di penetrazione nel nostro Paese. I trattori di alta potenza dedicati a contoterzisti e grandi aziende avevano sempre rappresentato il fiore all’occhiello della Casa tedesca che quindi proponeva due serie ben distinte, la 800 e la 900. La prima era composta da due soli modelli da 170 e 190 cavalli nominali con pesi attorno ai 9.200 kg. La seconda invece era articolata su sei modelli con potenze da 190 e 330 cavalli e masse importanti, superiori alle dieci tonnellate.

Per coprire meglio il segmento Fendt aveva presentato cinque nuove macchine appartenente alle serie 800 (819, 822, 824, 826 e 828) le cui potenze nominali a 2.100 giri del motore spaziavano tra 180 e 260 cv, mentre quelle massime, erogate a 1900 giri, corrispondevano all’incirca agli ultimi due numeri delle sigle dei trattori: 200, 220, 240, 260 e 280 cv. Gli ultimi nati differivano di gran lunga dai due predecessori, a partire dal motore dotato di post trattamento dei gas di scarico con AdBlue (Scr), che lo poneva in regola con lo Stage III B della normativa sulle emissioni. Inediti anche look, derivato dalla serie 900, così come il ponte anteriore, la cabina e il software di gestione.

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Fendt 828, la meccanica. Spuntò l’AdBlue. Con l’avvento dell’urea migliorarono le prestazioni e calano i consumi

Il Fendt 828 Vario, il top della serie, era l’oggetto della prova di Trattori. Esteticamente, come accennato, era simile al 900, appare aggressivo e imponente grazie anche alla generosa gommatura. Come dimensioni si poneva a metà tra i “vecchi” 800 e i 900, con passo di 2.900 millimetri, 150 in meno di un 930 e 180 in più di un 820. Stesso discorso per il peso corrispondente a 9.450 chili. Ne derivava un rapporto peso/potenza di 36,3 chili per cavallo, più favorevole di quello del quasi pari potenza 930, corrispondente a 38 chili/cavalli. Il passo ridotto gli conferisce inoltre una manovrabilità superiore, infatti il raggio di sterzo equivale a 5,4 metri, molto meno dei 6,45 del 930. Da questa prima descrizione si evinceva già lo sforzo di Fendt di offrire una più mirata scelta di trattori nelle alte potenze: i vecchi 800, agili e relativamente leggeri, i 900, potenti e pesanti e i nuovi 800, un mix di queste caratteristiche.

La potenza nominale di 260 cv saliva a 280 quando il regime motore scendeva da 2.100 a 1.900 giri. Non solo, contemporaneamente aumenta la coppia disponibile e diminuiva sensibilmente i consumi specifici che toccavano il minimo di 1.700 giri

Il motore DEUTZ sei cilindri

Il motore dell’828 Vario era un sei cilindri Deutz da 6 litri (alesaggio per corsa 101×126 mm) turbo intercooler con iniezione common rail. La cubatura non era eccessiva ma le prestazioni erano di tutto rispetto, la potenza nominale di 260 cv saliva a 280 quando il regime motore scendeva da 2.100 a 1.900 giri. Non solo, contemporaneamente aumenta la coppia disponibile e diminuiva sensibilmente i consumi specifici che toccavano il minimo di 1.700 giri (141g/cvh). E proprio tra i 1.700 e i 1.900 giri il motore Deutz dà il meglio di sé e il Fendt 828 Vario esprimeva le sue doti migliori. Notevole anche il valore di coppia massima equivalente a 123,3 chilogrammetri e la corrispondente riserva di coppia del 35%. La macchina, in campo con la falciacondizionatrice Vicon a flagelli da tre metri, non aveva mostrato il minimo tentennamento garantendo velocità di lavoro elevate.

Motore Deutz in anticipo sui tempi

Il propulsore era emissionato a livello Stage III B anticipando la normativa che sarebbe andata in vigore da lì a poco, nel 2011, tramite il post-trattamento dei gas di scarico con soluzione urea, chiamato Scr (Selective catalytic reduction). In pratica il trattore era dotato di un apposito serbatoio per la miscela di acqua e urea che va ad agire sui gas di scarico ‘debellando’ gli ossidi di azoto. Il processo avveniva in un catalizzatore sopra il blocco motore. Buona l’accessibilità al vano e discreta l’autonomia di lavoro grazie al serbatoio combustibile da 505 litri. Ma come sa perfettamente chi utilizza un trattore con trasmissione a variazione continua, le doto del motore passavano quasi in secondo piano rispetto alla trasmissione stessa. I due gruppi dialogavano infatti elettronicamente e si ‘accordavano’ per fornire le migliori prestazioni con i più bassi consumi (che la Casa dichiarava comunque di un 5% inferiori rispetto a quelli rilevati col corrispondente Deutz fermo al palo dello Stage III A).

Il Vario TMS dell’828 derivava da quello della serie 900 con due motori idraulici. Una volta assimilate le nozioni di base, il trattore si conduceva con estrema facilità sia in modalità automatica che manuale. La velocità di lavoro si regolava automaticamente da 0,2 a 40 km/h, la velocità massima consentita nel nostro Paese, anche se il trattore avrebbe potuto tranquillamente raggiungere i 60. I 40 km/h li si raggiungono infatti a soli 1.750 giri del motore e il peso relativamente contenuto consentiva accelerazioni brucianti su strada. Per rallentare nessun problema, il nuovo assale posteriore era dotato di robusti freni a disco a comando servoassistito, i più erano presenti i freni dell’assale anteriore e un freno aggiuntivo che agiva sul rinvio della trazione anteriore. Ad aumentare la sicurezza in curva su strada concorreva l’Fsc (Fendt Stability Control) un sistema automatico di blocco dell’oscillazione dell’assale anteriore che si attivava al di sopra dei 20 km/h e si disattivava al di sotto dei 15.

L’assale beneficiava inoltre di un nuovo sistema di sospensioni con ammortizzatori esterni. È opportunamente bloccabile in aratura o con caricatore frontale e disponeva di un’escursione in alto e in basso di 60 mm. L’828 in prova disponeva anche del sollevatore elettronico posteriore a doppio effetto da 11.110 chili, di otto distributori elettronici (due anteriori e sei posteriori) e del sollevatore anteriore a doppio effetto con relativa zavorra da 1.800 chili. L’impianto idraulico di serie prevedeva una pompa a portata variabile da 109 litri al minuto ma a richiesta si poteva avere una pompa maggiorata da 152 o addirittura da 193 litri. Standard la funzione che esercitava di esercitare pressione sull’attrezzo, comodo per l’interramento di aratri o erpici su terreni particolarmente compatti. Le velocità della presa di forza posteriore erano da 540 e 1000 giri con l’alternativa della 1.000 accoppiata alla 1.000 economica. 1.000 giri anche per la presa di forza anteriore.

Fendt 828 Vario, la cabina. La stessa dei 900. Ereditata dai fratelli maggiori spiccava per comfort, visibilità ed ergonomia

La cabina dell’828, identica a quella della serie 900, ha solo 5 montanti ed è denominata ‘X5’. Vi si entra solamente dalla parte sinistra, particolare poco gradito a molti operatori, ma è comunque ben accessibile e una volta a bordo si può apprezzare un grande spazio e la buona visibilità all’esterno garantita da una superficie vetrata di 5,5 metri quadri. Comodo il sedile a regolazione elettropneumatica e completa la strumentazione. I comandi sono moderni e ben collocati, stonano solo a livello di design, il volante, l’inversore e i devioluci. Il Fendt 828 veniva offerto in tre configurazioni: Power, Profi e Profi Plus; le differenze vertevano principalmente sul nuovo ‘Vario Terminal’ ossia sul display di comando e visualizzazione centralizzato di ultima generazione. La versione Power prevedeva uno strumento da 7 pollici con una superficie di visualizzazione di 138 centimetri quadrati. In questo allestimento non è inoltre presente la leva multifunzione ma un più semplice joystick con i tasti memoria Tempomat e giri motore, mancano la frenatura a due circuiti, il Fendt Stability Control e i sollevatori anteriori e posteriore sono a semplice effetto.

Nuovo Monitor da 7 e 14 pollici

La versione Profi e Profi Plus offrivano invece tutto di serie, l’unica differenza è che la prima veniva equipaggiata con il terminale da 7 pollici con l’opzione di quello da 10.4, di base sulla seconda. Entrambi i terminali disponevano del nuovo display a colori antigraffio con la funzione touch-screen ma impostabile anche un’intuitiva tastiera dedicata. La luminosità dello schermo si adeguava automaticamente a quella ambientale, garantendo sempre una chiara visualizzazione. Il nuovo Varioterminal aveva il pregio di riunire in una sola unità tutte le funzioni: comandi del trattore, comandi degli attrezzi e indicazioni di funzionamento. Inoltre, il dispositivo Variotronic, sempre attivabile dal display, consentiva di automatizzare le manovre di fine campo. Il terminale 10.4” includeva anche la videocamera esterna che permetteva di visualizzre il lavoro dell’attrezzo posteriore, nonché la gestione della guida satellitare VarioGuide e del VarioDoc, un sistema di gestione ed elaborazione dei dati compatibile con i principali database gestionali. L’utilizzo del Varioterminal era molto più intuitivo e semplice di quanto potesse apparire e forniva un valido aiuto nella gestione del trattore

Su campo e su strada il Fendt 828 Vario si comportava sempre bene, il motore e la trasmissione dialogavano per ottenere il meglio secondo il tipo di lavoro da effettuare, il trattore sembrava non andare mai sottosforzo e il comfort era a livelli di assoluta eccellenza. La sospensione pneumatica a tre punti della cabina, assieme all’assale anteriore sospeso, svolgeva un lavoro eccellente su tutti i tipi di terreno. Tutta questa tecnologia, come da tradizione Fendt, aveva un prezzo non indifferente, ma la produttività e l’economia di esercizio dell’828 Vario potevano ripagare nel tempo dell’elevato investimento iniziale. Sempre che il trattore fosse sfruttato a dovere

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