L’Assemblea generale di Confagricoltura, oltre agli incontri istituzionali con ministri, rappresentanti politici e confederali, ha rappresentato anche l’occasione ideale per puntare i riflettori sulla speculazione che ha investito il mercato del grano e, più in generale, dei cereali. Sul finire della prima settimana di luglio 2022, infatti, in un solo giorno i prezzi del grano (in base ai dati forniti dal Chicago Board of Trade) sono schizzati in alto del +6,5%, mentre quelli del mais del +4,6%, segnando quindi una fortissima inversione di tendenza rispetto all’andamento precedente. Per poi ricrollare di nuovo.

Grano, le preoccupazioni per la stabilità dell’agricoltura italiana

Secondo Carlo Maresca, presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura, intervenuto durante l’Assemblea Generale, una delle possibili cause dell’impennata dei prezzi del grano verso l’alto della scorsa settimana, potrebbe essere ricercata nel clima di positività che si era venuto a creare in Nord America (e quindi, di rimbalzo, nel resto del mondo) dopo la pubblicazione di alcune notizie, “forse filtrate ad arte” (secondo Moresco), di ritorni su buoni livelli di produzione tra Stati Uniti e Canada. Un clima di fiducia che ha spinto anche numerosi agricoltori italiani a vendere in fretta e furia quanto accumulato, con la stagione in corso che si prospetta grama a causa della siccità. Ma, per eterogenesi dei fini, ne è emerso un surplus di offerta del mercato, con nuove e più preoccupanti distorsioni.

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“In queste ultime ore si registra una repentina discesa del prezzo del grano duro che non trova giustificazioni in una campagna di raccolta che ha fatto segnare sul territorio nazionale un calo medio di produzione di circa il 30%. Il rischio, alimentato anche dalla grande speculazione finanziaria che approfitta della crisi internazionale in corso, è che ci sia un vero e proprio crollo nel valore del grano duro, che produrrebbe effetti devastanti per l’agricoltura nazionale”, ha poi proseguito Maresca.

A proposito di speculazione, Confagricoltura ricorda che il mercato dei futures sulle materie prime – oro escluso – valeva, all’inizio del 2022, 390 miliardi di dollari, il 30% in più nel giro di un anno. “Per questo – conclude il presidente Maresca – riteniamo necessario che ci sia in tutta Italia un’attenta verifica dell’andamento delle quotazioni sui diversi mercati. Dobbiamo in tutti i modi evitare che, ancora una volta, siano gli agricoltori a pagare dazio per manovre speculative che nulla hanno a che fare con uno sviluppo serio e sostenibile di un comparto strategico per l’economia italiana. Un comparto che, come tutta l’agricoltura, ha dovuto far fronte a un aumento dei costi di produzione senza precedenti e che, per evitare un tracollo, necessita della collaborazione tra tutte le parti della filiera”.

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