Una media di 120 decessi all’anno in conseguenza di incidenti in agricoltura, che coinvolgono trattori e mezzi agricoli sprovvisti delle misure di sicurezza basilari quali cintura o roll-bar. Con tassi di infortunio che, nonostante la riduzione rispetto al passato, restano due volte superiori rispetto alla media, ponendo il comparto agricolo come uno dei più ‘pericolosi’ in assoluto. Con le denunce di infortunio che hanno esito mortale in media quattro volte di più in agricoltura che negli altri settori.

Sono dati che fanno riflettere quelli emersi nel corso del convegno ‘Le morti bianche in agricoltura’, svoltosi a Montecitorio su iniziativa del vicepresidente della Camera, on. Sergio Costa, e organizzato da Federacma, Federazione Confcommercio che raggruppa le associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio.

Incidenti in agricoltura, il problema delle revisioni

A spiccare, tra le varie tematiche affrontate in merito agli incidenti in agricoltura, senza dubbio quella della revisione dei mezzi agricoli, in un limbo legislativo da più di otto anni, dopo l’approvazione del decreto interministeriale nel lontano 2015. Un ‘buco’ normativo che tuttora permette la circolazione nelle campagna di oltre 1.2 milioni di trattori sprovvisti di cintura di sicurezza e di oltre 670mila macchinari non dotati di roll-bar. Con poco più di 100mila trattori sul totale che si sono adeguati alle norme più recenti in fatto di sicurezza.

“Attendiamo che la revisione diventi realtà da oltre otto anni e, contando che ci vorrà almeno un ulteriore biennio per formare il personale e attrezzare le officine, non possiamo più permetterci di perdere ulteriore tempo – dichiara Andrea Borio, il Presidente di Federacma. “Ogni anno l’agricoltura italiana perde 120 lavoratori a causa della inadeguata sicurezza, con costi sociali inestimabili e un corrispondente peso annuale per le casse dello Stato di oltre 200 milioni di euro. Morti bianche che gli altri Paesi hanno ridotto al minimo grazie all’introduzione della revisione dei mezzi agricoli. Non possiamo rimandare oltre l’entrata in vigore di una norma di civiltà”.

Il calendario con i nuovi termini per la revisione delle macchine agricole

Durante il convegno a Montecitorio Federacma ha illustrato il calendario con i nuovi termini per la revisione, aggiornato in base alle diverse proroghe che si sono susseguite negli ultimi anni.

  • per i veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 1983, la scadenza in realtà è già avvenuta (il termine era il 31 dicembre 2022);
  • per i veicoli immatricolati dal 1° gennaio 1984 al 31 dicembre 1996, il termine è il 31 dicembre 2023
  • per i veicoli immatricolati dal 1° gennaio 1997 al 31 dicembre 2019, il termine è stato prorogato al 31 dicembre 2024
  • per i veicoli immatricolati dopo il 1° gennaio 2020, il termine è stato messo al quinto anno successivo alla fine del mese di prima immatricolazione

Il nodo del PNRR

Il convegno ha visto la partecipazione del presidente della Commissione Agricoltura della Camera, on. Mirco Carloni, il quale ha tratto le determinazioni a seguito delle relazioni dell’Accademia dei Georgofili e del giurista Beniamino Deidda, già Procuratore generale di Firenze. Il confronto ha visto protagonista l’intera filiera agricola: dai produttori con Coldiretti e Agrinsieme, ai costruttori di Federunacoma, ai contoterzisti CAI Agromec e UNCAI, alle associazioni di categoria Confcommercio Mobilità e l’europea Climmar, i sindacati agricoli Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e Ugl nonché Inail e Coordinamento Stato-Regioni per l’impatto sulle ASL.

“Il PNRR ha previsto ben 400 milioni di euro per la meccanizzazione in agricoltura – prosegue Borio – fondi che, purtroppo, saranno riservati esclusivamente per trattori a trazione elettrica o a biometano, che trovano poco appeal nel mondo produttivo. Al contempo, l’intenzione del Masaf di destinare il Fondo Innovazione per l’acquisto di nuovi trattori è positiva ma sarebbe meglio vincolare le risorse alla sostituzione dei mezzi vetusti, con il rinnovo della misura anche nelle prossime annualità, così da avere un impatto concreto” conclude il presidente di Federacma.

Passi in avanti, in questo senso, potrebbero essere fatti anche grazie all’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta per valutare le condizioni di lavoro in Italia sullo sfruttamento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

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