Gli stravolgimenti degli ultimi anni – covid-19, crisi geopolitiche, guerra in Ucraina, tensioni commerciali con la Cina – hanno riscritto le dinamiche delle catene di valore nel mondo, anche della meccanizzazione agricola, facendo emergere una nuova tendenza alla regionalizzazione dei flussi produttivi, in antitesi alla cosiddetta globalizzazione. Anche in Europa, infatti, si sta assistendo ad un incremento della domanda di beni intermedi prodotti all’interno del continente rispetto a quelli importati dai Paesi extra-UE.

Di base, sta aumentando il fattore imprevedibilità per tutti i livelli della filiera, dai produttori di trattori e attrezzi agricoli fino ad arrivare agli operatori. Trend a cui occorre necessariamente rispondere con l’intensificazione delle analisi delle variabili socio-politiche ed economiche che influenzano i mercati, e cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche più avanzate

Questo lo scenario che il presidente uscente di FederUnacoma Alessandro Malavolti ha prospettato aprendo l’incontro sul tema “Oltre la congiuntura: programmare le attività, pianificare gli investimenti”,  in occasione dell’Assemblea generale della Federazione, che si è tenuta nel pomeriggio del 3 luglio a Palazzo Varignana (BO).

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Meccanizzazione agricola, una scenario globale frastagliato

I consumi mondiali di frumento tenero – ha detto nella propria relazione Angelo Frascarelli, professore all’Università di Perugia – sono cresciuti del 22% dal 2010 ad oggi, mentre quelli complessivi di cereali sono cresciuti del 31%. La crisi climatica, il costo dell’energia, la difficoltà a reperire input per la produzione, la volatilità dei prezzi e il problema della manodopera sono, tuttavia, variabili che pesano sulla produttività dell’agricoltura e sulla sua capacità di rispondere alla domanda crescente di beni alimentari”.

Sulle imprese agricole europee, in particolare, gravano i vincoli di sostenibilità legati alle politiche del Green New Deal e del Farm to Fork – ha spiegato Frascarelli – con obiettivi stringenti: entro il 2030 è prevista la riduzione del 50% nell’uso di pesticidi e di sostanze antimicrobiche, oltre che di fertilizzanti.

Secondo le previsioni Joint Research Centre della Commissione UE, l’impatto del programma Farm to Fork produrrà nell’Europa comunitaria un calo della produzione agricola compreso fra il 5 e il 15%, un aumento dei costi aziendali del 10%, e un peggioramento del deficit commerciale per semi oleosi, prodotti ortofrutticoli, carni bovine, ovine e caprine. Ed è per questo che restano centrali gli investimenti in tecnologie di ultima generazione e in fonte energetiche sostenibili, due parametri in grado di mitigare gli effetti prorompenti subiti dall’agricoltura negli ultimi anni.

Superati i 2 mld € in Italia per l’agritech

Rimanendo in tema di innovazione nella meccanizzazione agricola, in Italia il valore del mercato dell’agritech ha superato i due miliardi di euro. App e sistemi smart – ha aggiunto Molari – sono oggi utilizzati da più del 70% delle aziende agricole. In questa prospettiva, Università e centri di ricerca sono chiamati a svolgere un ruolo strategico non soltanto per dare impulso alle tecnologie ma anche per formare i giovani agricoltori all’utilizzo dei sistemi 4.0. “La ricerca avrà sempre come propulsore il mondo universitario, e quest’anno – ha concluso il Rettore – l’Ateneo di Bologna ha messo a disposizione 202 borse di dottorato finalizzate proprio a creare professionalità coerenti con i fabbisogni d’innovazione delle imprese”.

Nel settore agromeccanico la nuova frontiera tecnologica è quella relativa ai sistemi ad alta automazione, che vengono già impiegati per svolgere una vasta gamma di lavorazioni agricole. I robot agricoli, tra i quali figurano anche trattrici a guida autonoma, sono utilizzati soprattutto per la semina, per i trattamenti fitosanitari, per la raccolta, e per il monitoraggio e la mappatura dei terreni. “Queste macchine – ha spiegato Marko Bertogna, professore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – sono equipaggiate con sistemi digitali molto sofisticati, come i sensori LiDAR e le videocamere RGB ad alta risoluzione, che permettono di acquisire informazioni dall’ambiente, processarle ed utilizzarle ai fini produttivi”.

A fronte dei passi da giganti fatti negli ultimi anni nello sviluppo delle tecnologie per l’agromeccanica, restano tuttavia ancora ampi margini di miglioramento: sulla navigazione e sulla localizzazione in assenza di segnale GPS, sulla manipolazione degli oggetti, e sulla interoperabilità, vale a dire sulla capacità di svolgere diversi tipi di lavorazione, dalla semina ai trattamenti fitosanitari fino al monitoraggio delle colture.

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