Dopo la durissima giornata di proteste di ieri, la Commissione UE ha congelato provvisoriamente la firma dell’accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur, ovvero il mercato comune di cinque paesi dell’America Latina (Paraguay, Uruguay, Brasile e Argentinca, con il Venezuela in sospeso a causa delle tensioni con gli Stati Uniti). L’approvazione era prevista inizialmente per il 20 dicembre, ma il clima complicato che si è venuto a creare a Bruxelles, in conseguenza delle proteste degli agricoltori e delle associazioni di categoria, hanno spinto la Commissione UE ha posticipare l’entrate in vigore delle nuove norme Mercosur.

Fondamentale la posizione presa della premier Giorgia Meloni che, inaspettatamente, ha fatto fronte comune con la Francia e – vista la sua posizione decisiva per l’approvazione in sede di Consiglio Europeo con gli altri leader – si è opposta alla approvazione immediata di un trattato ritenuto ancora troppo penalizzante per i settori produttivi nostrani tra cui, per l’appunto quello agricolo. Con l’entrata in vigore del cosiddetto Mercado Comum do Sul, infatti in Europa (e in Italia) arriverebbero centinaia di migliaia di tonnellate di prodotti agricoli, carne bovina e suina, pollo (e tanto altro), senza dazi da parte dei paesi dell’America Latina che hanno sottoscritto il trattato.

Non sono bastate dunque le promesse delle istituzioni europee sull’inasprimento delle cosiddette clausole di salvaguardia. Come, per esempio, la reintroduzione dei dazi UE sui prodotti dell’America Latina qualora questi dovessero turbare i mercati dopo il loro arrivo. Gli agricoltori, per ora, cantano ‘vittoria’. Ma quella ottenuta in realtà potrebbe essere soltanto una vittoria di Pirro. Sì, perché l’approvazione del Mercosur parrebbe essere slittata soltanto di un mese, o poco più. Ma da più fonti, comprese anche quelle vicine al governo italiano, parrebbe inevitabile la sua entrata in vigore, dopo un iter di approvazione che è praticamente pluridecennale.

Per come è stato impostato l’accordo con il Mercosur (raggiunto a dicembre 2024), i paesi del Sud America, in circa dieci anni, si impegneranno a liberalizzare (quindi ad togliere i dazi) su circa il 93% dei prodotti agricoli e il 90% dei beni industriali provenienti dall’Unione Europea. Con l’UE che, in pratica, si impegnerà a fare altrettanto (attualmente i dazi sui prodotti agricoli provenienti da quell’area, per esempio, sono del 15%). Non va dimenticato che, qualora dovesse essere approvato, l’accordo Mercosur porterebbe alla creazione della più grande zona di libero scambio al mondo, con una platea di oltre 700 milioni di consumatori. E si tratterebbe di un nuovo sbocco commerciale non solo per i prodotti agricoli, ma anche per quelli legati all’automotive (in forte crisi) e all’industria farmaceutica.

Mercosur, il commento di Coldiretti

La reazione della Coldiretti, da sempre critica nei confronti del Mercosur, non poteva che essere entusiasta. “Il rinvio della firma dell’accordo Mercosur è una vittoria di tutti gli agricoltori, abbiamo portato avanti in questi mesi un lavoro a tutti i livelli, italiano e comunitario, per denunciare gli enormi rischi connessi alla firma di un’intesa priva di garanzie per le aziende agricole e per la salute stessa dei cittadini consumatori”. Così hanno commentato il presidente e il segretario generale di Coldiretti, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, ieri in corteo proprio a Bruxelles per protestare contro questa proposta.

“Diamo dunque merito al Governo italiano e alla rappresentanza francese di essersi battuti per far valere le ragioni degli agricoltori, contro l’opposizione della Commissione e di tutti gli altri Paesi che spingevano per la firma immediata – hanno spiegato Prandini e Gesmundo -. L’obiettivo è ora quello di correggere le evidenti storture dell’intesa, affermando con forza il principio di reciprocità e rafforzando i controlli, senza i quali si apre la porta alla concorrenza sleale ai danni degli agricoltori europei, sacrificati sull’altare di altri interessi commerciali, senza dimenticare i pericoli per la salute dei consumatori. Il rinvio del Mercosur è una prima scelta giusta, ora serve un cambio di passo sul bilancio post 2028 che oggi penalizza in maniera inaccettabile gli agricoltori”.

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