La siccità torna ad imperversare, anche d’inverno: a quasi un mese dalle ultime precipitazioni che hanno interessato le zone ad alta densità di colture in Italia, Coldiretti lancia un nuovo allarme. Questa volta sul riso. In base alle prime previsioni effettuate per il 2023, a causa della grave carenza idrica, le semine di una delle eccellenze cerealicole del nostro Paese sono destinate a crollare drasticamente. I numeri, in questo senso, sono raggelanti: il totale delle coltivazioni destinate al riso sarà di 211mila ettari, con una riduzione di oltre 8mila ettari. Un valore ai minimi da trent’anni. Ma d’altronde, che le aziende agricole potessero propendere verso la riduzione delle semine di riso era una scelta purtroppo attesa, anche in considerazione dei risultati del 2022, quando la produzione di riso era calata del 30%.

Riso, è già allarme per il 2023

L’abbandono delle risaie, avverte Coldiretti, provocherà effetti preoccupanti sull’ecosistema (sono noti gli effetti benefici delle colture di questo tipo per l’equilibrio ambientale e faunistico di tante aree di pianura), l’economia e l’occupazione. La perdita del riso, tra l’altro, non farebbe altro che aumentare il problema della carenza idrica perché la sua coltivazione garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente ma per tutto l’agroecosistema. 

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Un vero shock con oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200 infatti le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo. Gli italiani consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa. In Italia con 9 risaie su 10 sono concentrate fra la Lombardia, Veneto e il Piemonte al nord dove è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.

La siccità che ha già iniziato a imperversare sulle campagne italiane in questo inizio di 2023 potrebbe avere conseguenze ancora più gravi rispetto a quanto successo lo scorso anno. A fronte dei 6 miliardi di euro andati in fumo nel 2022 per le temperature record registrate, le perdite per l’anno in corso potrebbero essere ancora più gravi per l’agricoltura italiana. Tornano centrali, dunque, i piani per la realizzazione di nuovi invasi di acqua (la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%), che Coldiretti sta portando avanti insieme ad Anbi per creare un sistema in grado di immagazzinare l’acqua necessaria e renderla disponibile per le operazioni di irrigazione, anche nei momenti più complicati.

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