La mobilitazione degli agricoltori inizia a puntare in alto, ai bersagli più ‘grossi’ e rappresentativi: dopo le proteste che a macchia di leopardo hanno interessato tutto lo Stivale nelle ultime due settimane, da Palermo a Milano, dal Veneto al Lazio, l’idea ora è quella di convergere in massa alle porte di Roma, per far sentire il malcontento (e la pressione) direttamente alle istituzioni per poi convergere verso il luogo che in questa settimana sarà al centro dei riflettori per l’evento mediatico più chiacchierato dell’anno in Italia: il Festival di Sanremo.

Esatto, avete letto bene, non ci siamo fatti prendere dalla Sanremo-mania che, puntualmente, nella prima settimana di febbraio travolge l’Italia intera: la protesta dei trattori, in occasione della 74esima edizione del Festival della canzone italiana (che si svolgerà dal 6 al 10 febbraio), potrebbe fare un ulteriore salto di qualità e, dopo i blocchi ai caselli autostradali e ai centri urbani più grandi, potrebbe direttamente approdare alle ‘porte’ del Teatro Ariston. Certo, con la cittadina ligure blindata per il red carpet dei cantanti e per le migliaia di spettatori in arrivo, sarà impossibile per i trattori arrivare fino in centro città.

Ma l’intento è chiaro: convergere a Sanremo, in una zona dalla forte tradizione agricola (centinaia le serre e le imprese florovivaistiche della zona), per far sentire a gran voce il malcontento e mettere in evidenza le difficoltà che attanagliano il settore, illustrate in un documento ad hoc pubblicato dal movimento ‘Riscatto Agricolo’. “L’agricoltura sta morendo, deve essere rappresentata. Grazie ad Amadeus se accoglierà il nostro appello”. Questo il commento di uno dei leader della protesta fatto ai microfoni della trasmissione televisiva Agorà Weekend.

Protesta dei trattori a Sanremo, la versione di Al Bano

E a rincarare la dose ci ha pensato anche Al Bano, tra le voci italiane più note al mondo, presenza storica del Festival, e imprenditore agricolo con una tenuta a Cellino San Marco, in Puglia. “Portare la protesta dei trattori a Sanremo 2024 sarebbe un colpo mediatico formidabile. E se fossi uno con un grande pelo sullo stomaco ci andrei pure io con un trattore”, ha commentato ai microfoni di Adnkronos. Il cantante, però, ha precisato che non intende in alcun modo scaldare ulteriormente gli animi in quella che è già potenzialmente una situazione esplosiva. “Non voglio strumentalizzare il mio doppio ruolo di cantante e di contadino e nemmeno accendere micce. Però il festival di Sanremo, che si svolge in una terra dove molti vivono di coltivazione della terra, di floricoltura, potrebbe dedicare attenzione a questa protesta sacrosanta. Sarebbe una bella cosa”.

Tra l’altro, Al Bano ha ribadito che in passato il palco dell’Ariston è già stato utilizzato come cassa di risonanza per far sentire la voce di lavoratori in difficoltà. Il riferimento, nello specifico, è agli operai dell’Italsider di Genova che, nel 1984, furono invitati da Pippo Baudo sul palco per leggere una rivendicazione legata al piano di licenziamenti che, proprio in quell’anno, il colosso siderurgico stava mettendo in atto. “Fu un momento di grande civiltà -. conclude Al Bano -. Il festival ha sempre avuto anche dei momenti attenti al sociale e quest’anno la protesta degli agricoltori meriterebbe quei riflettori”.

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