A quasi due anni dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, la Commissione europea si appresta a pubblicare un documento sulle prospettive dell’allargamento degli stati membri, che potrebbero lievitare fino a 36. Oltre alle nazioni dell’area balcanica, tra i possibili nuovi ingressi figurano paesi come la Moldavia, la Georgia e, per l’appunto l’Ucraina, che era stata candidata dallo stesso Consiglio UE proprio lo scorso giugno. La decisione sull’apertura dei negoziati, che spetta comunque al Consiglio europeo, rappresenterebbe un momento storico, che potrebbe riscrivere i rapporti economici e geopolitici dell’intera regione eurasiatica.

Un momento importante, a cui però si affiancano grandi incognite. Tra cui spiccano quelle relative al nuovo bilancio UE che si verrebbe a creare con l’ipotetica compagine dell’allargamento ad altri stati membri. Con possibili conseguenze anche per il comparto agricolo, per cui l’attuale PAC potrebbe non essere più sufficiente. Soprattutto a fronte del possibile ingresso dell’Ucraina, tra i più grandi produttori cerealicoli al mondo, con una vastissima superficie dedicata al settore primario. A puntare i riflettori sulla questione ci ha pensato Confagricoltura in una nota dedicata.

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Ucraina in UE, tra speranza e incognite

L’allargamento, ha sottolineato la sigla agricola, avrà indubbiamente un forte impatto sul bilancio della UE, che ammonta all’1,2% del PIL dei 27 attuali Stati membri. Questione che già lo scorso settembre era stata ribadita dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: non poteva esserci, infatti, “un allargamento senza un ripensamento riguardante i meccanismi interni della UE”, aveva detto durante il discorso sullo stato dell’Unione.

Lo stesso Consiglio UE ha già indicato che, a legislazione invariata, il costo dell’adesione dell’Ucraina ammonterà a poco meno di 190 miliardi di euro nell’arco di sette anni: cifra che, da sola, rappresenta l’attuale durata del bilancio pluriennale della UE. Per gli altri Paesi canditati, il costo si attesterà attorno a 75 miliardi (per un totale di 265 miliardi aggiuntivi). Un aggravio economico importante che, a cascata, ricadrebbe su tutti i settori produttivi.

Per l’agricoltura, in particolare, l’estensione all’Ucraina della PAC in vigore determinerebbe maggiori spese nell’ordine di 96 miliardi di euro in sette anni. Per il settore primario ciò vuol dire che, a bilancio invariato, per compensare i maggiori oneri, i trasferimenti agli agricoltori dei 27 Stati membri dovrebbero essere tagliati di almeno il 20% rispetti ai livelli attuali. Con ripercussioni gravissime su tutti i comparti agricoli, non ultimo quello agromeccanico.

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Il commento e le proposte di Confagricoltura

“Gli elementi critici del nuovo allargamento della UE – ha sottolineato Confagricoltura – vanno al di là degli aspetti strettamente finanziari. L’adesione dell’Ucraina è potenzialmente in grado di far saltare il regolare funzionamento dei mercati agricoli. Come dimostrano le tensioni sorte con gli Stati membri confinanti per le importazioni e il transito di grano ucraino. A seguito dell’aggressione russa, sono stati sospesi i dazi doganali e i contingenti sui prodotti agroalimentari dell’Ucraina destinati al mercato europeo. Nel giro di un anno, stando ai dati della Commissione europea, le importazioni dall’Ucraina sono praticamente raddoppiate. Alla fine del 2021, ammontavano a circa 7 miliardi euro, saliti a più di 13 a dicembre dello scorso anno. Nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un ulteriore aumento del 45% in valore sullo stesso periodo del 2022″.

Alla luce di queste cifre, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, dopo Regno Unito e Brasile, e andando ad occupare la posizione finora detenuta dagli Stati Uniti. Cereali, semi oleosi, colture proteiche e pollame i prodotti più esportati dall’Ucraina negli Stati membri dell’Unione. “Entro il 2027 – ricorda Confagricoltura – la PAC dovrà essere riformata e, necessariamente, si dovrà tener conto delle prospettive dell’allargamento. Alcuni elementi di massima possono essere già evidenziati: il bilancio della UE deve essere aumentato”.

L’attuale dotazione finanziaria della PAC, pari allo 0,4% del PIL dei 27 Stati membri, è inadeguata a reggere l’impatto dell’allargamento e per assolvere ai nuovi impegni chiesti al settore per la transizione ecologica ed energetica. Al di là di quella che sarà la data formale dell’adesione, va previsto per l’Ucraina un periodo transitorio prima della piena applicazione della PAC. Il periodo di transizione servirà per l’adeguamento delle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, protezione dell’ambiente e delle risorse naturali.

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