Mentre la guerra in Ucraina diventa di giorno in giorno sempre più feroce e, a cascata, gli effetti sulle commodities provocano aumenti sui costi di produzione e della maggior parte della materie prime, alcuni paesi membri dell’Unione Europea hanno iniziato ad attivare misure di limitazione alla libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico, in apprensione per le possibili criticità che, da qui ai prossimi mesi, potrebbero interessare i vari stock nazionali di approvvigionamenti.

A lanciare l’allarme è Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, durante l’incontro con il ministro del MiPAAF Stefano Patuanelli. A spaventare è, per esempio, la decisione assunta dal governo ungherese di sospendere le esportazioni di grano per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi.

Ucraina, il protezionismo alimentare mette a rischio le politiche condivise dall’UE

“Anche la Bulgaria – ha messo in evidenza il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – ha stabilito di aumentare per precauzione gli stock pubblici di cereali per un ammontare di 1,5 milioni di tonnellate, con il risultato pressoché scontato di ridurre i volumi delle vendite all’estero”.

“A seguito dei drammatici avvenimenti in corso in Ucraina, i mercati internazionali delle principali materie prime agricole sono sotto pressione – sottolinea il presidente di Confagricoltura – ma vanno respinte le iniziative nazionali unilaterali all’interno della UE. La capacità produttiva di cereali dell’Unione è tale da poter gestire anche questa difficilissima situazione. Serve però un coordinamento della Commissione, alla quale abbiamo già chiesto di rimuovere, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.

“L’auspicio è che la crisi in Ucraina si risolva il più rapidamente possibile al tavolo negoziale. Dagli eventi in atto emerge comunque la necessità di verificare se le scelte fatte sulla nuova PAC siano idonee a salvaguardare la capacità produttiva europea e l’efficienza delle imprese che producono per il mercato”, ha poi aggiunto il presidente di Confagricoltura.

Dal canto suo Agrinsieme ha ribadito che “l’agroalimentare è il primo settore produttivo del Paese. E’ necessario sostenere le produzioni con specifici e rapidi interventi che assicurino la tenuta della competitività delle imprese, in particolare quelle zootecniche che stanno affrontando i rincari senza però poter ammortizzare questi maggiori costi”.

“E’ urgente tutelare il potenziale produttivo nazionale – ha sottolineato la sigla – specificatamente per il comparto seminativi e ripensare ad alcune scelte europee anche in campo energetico, intervenendo ove possibile anche supportando i consumi delle famiglie. Il coordinamento, alla luce della difficile situazione attuale, ha espresso sintonia e supporto alle Istituzioni confermando che gli agricoltori sono pronti a fare tutto il necessario per garantire produzioni sufficienti e di qualità con un pieno utilizzo delle superfici disponibili. E’ il momento – ha sottolineato Agrinsieme – di agire compatti a livello nazionale ed europeo”.

La questione dei fertilizzanti

“C’è anche un altro elemento a destare forte preoccupazione: nei giorni scorsi il ministero dell’Industria e del Commercio della Russia ha raccomandato agli operatori di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. Le vendite all’estero di nitrato di ammonio sono già state bloccate fino ad aprile. Le conseguenze possono essere particolarmente pesanti sul piano della disponibilità e dei prezzi. Rischiamo una contrazione dei raccolti”. La Federazione Russa produce 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti, circa il 15% dell’intera produzione mondiale. L’Unione europea e il Brasile sono i principali acquirenti. “La situazione va attentamente monitorata – puntualizza il presidente di Confagricoltura – Potrebbe rendersi indispensabile una reazione concertata in sede multilaterale per garantire al massimo le operazioni colturali in vista dei nuovi raccolti”.

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