Bruxelles, divampa la protesta degli agricoltori
In migliaia si sono diretti verso il quartiere europeo per dire no alla riforma della Pac e per contestare il Mercosur. Petardi, letame e tafferugli per le strade
Come ampiamente annunciato dal mondo associativo di mezza Europa da mesi, la protesta degli agricoltori è arrivata per le strade di Bruxelles, nel cuore del quartiere Europeo, dove si trovano i palazzi della Commissione Europea. Agricoltori, contoterzisti e associazioni di categoria si sono dati appuntamento per alzare la voce contro le politiche UE che vorrebbero ridurre gli stanziamenti per il settore primario a favore di altri comparti, ritenuti strategici in questo momento di tensioni geopolitiche. Come, per l’appunto, quello dell’industria bellica. E non solo.
Una giornata di passione a Bruxelles
Secondo le cifre rilasciate dalla polizia belga, durante tutta la giornata del 18 dicembre a Bruxelles sarebbero scesi in piazza circa 8000 agricoltori, al seguito di oltre un migliaio di trattori, che hanno sfilato per una città deserta e presidiata da centinaia di agenti delle forze dell’ordine. Numerosi i botti di petardi che sono riecheggiati per le vie del centro, insieme a lacrimogeni e megafoni. Alcuni agricoltori, come già avvenuto in passato, hanno lanciato letame contro le facciate dei palazzi del quartiere europeo. Alcuni, in rotta con l’accordo Mecosur con i paesi del Sud America, hanno scaricato in mezzo alle strade tonnellate di patate.
Le proteste hanno avuto luogo proprio durante lo svolgimento dell’ultimo Consiglio europeo dell’anno, di vitale importanza non solo per le nuove politiche agricole che l’UE adotterà nel 2026, ma anche per la nuova ripartizione dei fondi con cui si intende finanziare il sostegno all’Ucraina nel prossimo anno, alla luce dei colloqui di pace intavolati con la Russia e guidati dagli Stati Uniti.
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Nel frattempo i rappresentanti degli agricoltori, tra cui Massimiliano Giansanti (presidente di Confagricoltura e di Copa-Cogeca), hanno avuto un colloqui con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Durante l’incontro è stata ribadita la necessità di rivedere le misure per favorire politiche che siano più vicine alle reali degli agricoltori. A Bruxelles erano presenti anche i rappresentanti di Cia-Agricoltori Italiani e di Coldiretti.
Il commento della Coldiretti
Assieme al presidente e al segretario generale di Coldiretti, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, sono scesi in piazza agricoltori e agricoltrici provenienti da tutta Italia, inclusi molti giovani che saranno le prime vittime della riduzione del 25% dei fondi PAC e della loro confluenza in un fondo unico. Per l’Italia, come ribadito dalla Coldiretti, il taglio ammonterebbe a 9 miliardi di euro, che diventano 90 miliardi se riferiti all’intera Unione Europea.
Coldiretti ha definito come ‘irresponsabile’ la scelta delle istituzioni dell’UE perché potrebbe provocare il tracollo della produzione agroalimentare, “favorendo un boom di importazioni da Paesi come quelli del Mercosur, privi degli stessi standard su utilizzo di pesticidi, protezione ambientale e diritti dei lavorator”i. Questo perché, secondo la sigla, il Mercosur è un “accordo ancora denso di lacune che non vengono sanate neppure dagli emendamenti recentemente approvati dal Parlamento europeo e che potrà essere approvato solo dopo l’introduzione reale e vincolante dei principi di salvaguardia e di piena reciprocità, e non di clausole formali o strumentali”.
“Le guerre e i conflitti commerciali di questi ultimi anni hanno fatto emergere la centralità del cibo e la necessità di sviluppare filiere agroalimentari quasi autonome. La Cina, nell’ultimo vertice esteso a Russia, India e Brasile, ha posto la filiera alimentare al0 top delle priorità. Gli Usa, con il Farm Bill, destinano all’agricoltura risorse quadruple rispetto all’Europa – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.
“E l’Ue? Taglia i fondi in maniera folle: 90 miliardi in meno, 9 miliardi solo per l’Italia”, ha concluso Prandini. “Von der Leyen così impedisce di produrre cibo di qualità per la salute degli europei e di potenziare le esportazioni. Gli altri Paesi agiscono per salvaguardare le proprie produzioni, mentre l’Europa è oggi incapace di proteggere i suoi settori chiave. Senza investimenti perderemo competitività, innovazione e slancio vitale”.
