Come è andato il 2023 per Case IH e Steyr?

A livello di market share in Europa il 2023 per noi è iniziato piuttosto lentamente, ma già a giugno ci siamo assestati centrando il miglior trimestre della nostra storia. Stiamo dunque recuperando quote e confido nel break even a fine anno. Penso che i margini di crescita per i nostri brand siano notevoli, il mio vero obiettivo a medio termine è quello di replicare in Europa i risultati di Case IH relativi a Stati Uniti e America Latina, aree dove ho già operato con soddisfazione. Ovviamente tenendo conto degli equilibri interni poiché nel Vecchio Continente New Holland è molto forte. In definitiva è stato un buon anno anche in considerazione delle prospettive future legate al lancio di nuovi e importanti prodotti come il Puma 260, l’Optum 340, Lo Steiger 715 e le mietitrebbie Axial Flow serie 160 e 260, tutte macchine che riguardano l’alta potenza e sono indirizzate a clienti professionali che rappresentano il nostro core business.

Dall’ottobre 2021 Mirco Romagnoli è Vice President Europe di Case IH e Steyr. Con oltre 32 anni di esperienza nel settorre agricolo ha ricoperto con successo vari ruoli direttivi in CNH Industrial in diverse regioni del mondo.

Quali news a livello di rete vendita?

Il 2023 è stato il mio secondo anno in qualità di Vice President Europe Case IH e Steyr e sono orgoglioso che sia combaciato con la Dealer Convention di Madrid svoltasi lo scorso marzo, evento a cui ha partecipato tutta la rete vendita con oltre mille invitati. Erano dieci anni che non incontravamo in un’unica location i nostri concessionari provenienti da tutta Europa ed è stata l’occasione perfetta per condividere con loro strategie e obiettivi e presentare tutti i prodotti per la nuova stagione e anche oltre. Uno dei focus principali della manifestazione è stato l’incremento del livello di servitizzazione da parte di Case IH, non a caso anche qui al centro del nostro stand abbiamo allestito la Connect Room che in tre giorni è stata visitata da oltre 700 persone. Abbiamo fatto scouting di concessionari molto importanti, tra cui un nuovo dealer francese da 2 mila macchine all’anno proveniente dalla concorrenza. Stiamo notando che in alcuni Paesi i concessionari si muovono verso di noi con più facilità rispetto al passato.

E in Italia come sta andando?

Il nostro market share è in linea con le previsioni ma sicuramente adotteremo delle strategie per migliorare la penetrazione. Ovviamente dopo annate molto buone grazie soprattutto agli sgravi 4.0 si tornerà a livelli di vendita in linea con la media pre Covid. Dalla politica i nostri dealer auspicano chiarezza e linearità nelle azioni. Bene gli incentivi ma devono essere ben definiti nella quantità e nei tempi di attuazione per non drogare inutilmente il mercato.

Sostenibilità e energie alternative, a che punto siete?

La realtà è che non abbiamo intrapreso una direzione definitiva. Oggi nel campo della meccanizzazione agricola non c’è un’indicazione chiara verso l’elettrico come sta avvenendo nell’automotive. Come del resto anche i nostri competitor siamo dunque alla finestra cercando di sviluppare tutti i potenziali canali di propulsione delle nostre macchine per capire quali tecnologie avranno la meglio su altre. Ovviamente molte importanti indicazioni arriveranno dai clienti in base al tipo di lavorazioni che saranno chiamati a svolgere e alle necessità in termini di potenza ed efficienza dei mezzi. Ci saranno contesti in cui l’elettrico sarà la soluzione migliore, specie per le macchine di bassa potenza, e altri in cui le potenze richieste sono maggiori così come le velocità di esecuzione e le necessità di trasporto su strada in cui probabilmente sarà la tecnologia ibrida a offrire i maggiori vantaggi.

Il trattore full electric che presentiamo qui ad Agritechnica sarà disponibile a partire da fine 2024 ma i volumi per forza di cose saranno inizialmente limitati e inizieremo la distribuzione solo in alcuni Paesi. Non dimentichiamo che solo a livello di rete vendita ci sarà la necessità di disporre di meccanici certificati per operare sull’alto voltaggio per garantire un livello di assistenza adeguato e la sicurezza del mezzo. Molto interessante è anche Il nostro progetto di trattore ibrido perché consente a un mezzo standard da 175 cavalli, quindi ben manovrabile e molto versatile, di erogarne fino a 280 quando c’è la necessità grazie a batterie che accumulano energia e la rilasciano al bisogno. Non necessita di motori elettrici ed è dunque una soluzione molto valida anche in chiave sostenibile. Per chi poi ha gli allevamenti e un’azienda in grado di produrre economia circolare sicuramente il biometano è un’altra strada valida. Di sicuro in CNH Industrial, nonostante lo spin-off di Iveco Group, abbiamo il vantaggio di poterci avvalere di un ramo motoristico all’avanguardia (FPT Industrial) in grado di esplorare qualsiasi possibile alternativa al diesel.

E con il trattore autonomo?

La tecnologia è pronta, servono le leggi che ci consentano di creare un orizzonte temporale per strutturare il lancio dei prodotti. In questo contesto Raven ha dato un’accelerata enorme all’integrazione delle tecnologie digitali nei nostri prodotti. Il reparto ingegneristico dell’azienda americana è continuamente al lavoro sullo sviluppo e sull’affinamento di soluzioni ad hoc per le macchine del gruppo. Che poi era il nostro obbiettivo quando l’abbiamo acquisita, cioè da un lato incorporare tecnologia più velocemente e dall’altro sfruttare anche in chiave redditizia l’aftermarket dei prodotti 4.0.

Con l’ampliamento della partnership con la coreana LS si profila un vostro ingresso anche nel settore dei compatti?

Sì, la nostra volontà è quella di entrare in Europa anche in questo segmento. Stiamo ovviamente studiando la migliore strategia di penetrazione sui mercati. Pur essendo un’ottima opportunità commerciale, non è infatti facile per un concessionario prettamente agricolo vendere un prodotto che non necessariamente è indirizzato all’agricoltore professionista, quanto piuttosto all’hobby farmer oppure alle municipalizzate. Nel caso del garden bisogna dunque essere intelligenti e strategici per portare il prodotto a clienti che solitamente non si servono attraverso gli stessi canali. Per quanto riguarda invece i mezzi destinati a impieghi municipali siamo sicuramente agevolati dall’esperienza di Steyr e in parte anche di Case IH dove abbiamo un pregresso e una piccola divisione dedicata. L’obiettivo è quello di iniziare la commercializzazione dei trattori già nel 2024.

Quale sarà il ruolo di Steyr?

Steyr è un brand germanico, un ‘gioiellino’ che ci teniamo ben stretto. Con il 20 per cento di quota è il primo marchio in Austria, l’unico Paese in Europa in cui siamo sul gradino più alto del podio a livello di vendite. Di sicuro con Steyr non entreremo in mercati nuovi come Francia o Inghilterra ma siamo cresciuti tanto in Polonia dove fino a cinque anni fa eravamo pressoché inesistenti e vantiamo una presenza stabile in tutti i Paesi alpini e subalpini compresa l’Italia dove potremmo fare molto di più.

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