L’onda lunga della crisi ucraina continua a farsi sentire su tutto il tessuto economica europeo, con ricadute particolarmente pesanti sul comparto agricolo di praticamente tutti gli stati membri a causa del combinato disposto di rincaro energetico, aumento del costo dei fertilizzanti e delle materie prime e blocco delle esportazioni cerealicole da un numero crescente di nazioni nel mondo. Lo ha ribadito anche Confagricoltura, sottolineando che quella attuale è una situazione talmente complicata da spingere di nuovo la maggioranza dei paesi membri, durante l’ultimo Consiglio Agricoltura dell’UE, a chiedere l’aumento della produzione interna di cereali, semi oleosi e colture proteiche. Una misura che andrebbe quindi ad aggiungersi all’ampliamento dei terreni coltivabili sul suolo europeo (circa 4 milioni di ettari in tutta l’Unione e oltre 200mila in Italia), varata a marzo proprio per far fronte alla difficoltà emerse con l’invasione dell’Ucraina e le turbolenze registrate dal mercato cerealicolo.

Aumento produzioni cerealicole, il sì di Confagricoltura

Dal canto suo Confagricoltura, che è pienamente d’accordo con quanto richiesto dalla maggioranza degli stati membri, ha ribadito l’assoluta necessità di aumentare la produzione interna di cereali. “Spetta ora alla Commissione avviare rapidamente le necessarie iniziative legislative – ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – per dare agli agricoltori un chiaro quadro di riferimento per le scelte colturali. Ogni ritardo sarebbe incomprensibile ed ingiustificato”.

La maggioranza dei ministri dell’agricoltura dei 27 Stati membri hanno chiesto, in particolare, di rinviare l’entrata in vigore delle nuove regole sulla rotazione delle colture prevista, a partire dal 1 gennaio 2023, nell’ambito della riforma della politica agricola comune (PAC).

“Di fronte ad una situazione eccezionale che in alcuni paesi può innescare gravi tensioni sociali e politiche, la UE deve valorizzare al massimo il proprio potenziale produttivo – sottolinea Giansanti -. A tal fine, va anche prorogata la deroga alla messa a riposo dei terreni per aumentare di circa 4 milioni gli ettari disponibili per le semine negli Stati membri”.

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“L’attenzione della comunità internazionale è concentrata sullo sblocco delle esportazioni di grano ucraino – circa 20 milioni di tonnellate – fermo nei porti sul Mar Nero, ma occorre anche guardare oltre. Secondo le stime del ministero dell’agricoltura di Kiev, a causa della guerra, i prossimi raccolti di grano e mais faranno registrare una diminuzione compresa tra il 30 e il 50 per cento. Ecco perché la UE ha, a nostro avviso, l’obbligo di accrescere le proprie produzioni per aumentare l’offerta sui mercati internazionali”.

Confagricoltura ricorda che, sulla base dei dati forniti dalla Commissione UE, le esportazioni agroalimentari dell’Ucraina sono ammontate nel 2021 a circa 24 miliardi di euro. Le vendite all’estero di cereali e semi oleosi hanno inciso per l’84% sul totale. “Negli Stati Uniti – conclude il presidente di Confagricoltura – è già stato deciso l’aumento delle produzioni, agevolando il ricorso all’agricoltura di precisione e con la concessione di incentivi ai doppi raccolti”.

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