28 trattori agricoli, 17 tra furgoni e autovetture, per un totale di ben 45 mezzi: a tanto ammonta la refurtiva accumulata negli ultimi mesi dalla banda di malviventi che ha imperversato in lungo e in largo in tutta l’Emilia-Romagna nel 2025, seminando terrore tra gli agricoltori della Regione. Ma l’incubo è finalmente finito: lo scorso 4 dicembre i carabinieri del nucleo provinciale di Modena sono riusciti a sgominare la banda, arrestando tutti e quattro i componenti.

Di origini albanese, i quattro arrestati hanno un’età compresa tra i 21 e i 58 anni. Gravi le accuse a loro carico: associazione a delinquere finalizzata al furto di trattori, ricettazione e autoriciclaggio di autovetture rubate. Accogliendo la richiesta della Procura, il GIP ha emesso per tutti loro la misura cautelare della custodia in carcere, dove si trovano in attesa del processo.

Ad aggravare la loro posizione, oltre alla refurtiva e ai mezzi rubati, il ritrovamento da parte delle forze dell’ordine di numerosi disturbatori di frequenze (i cosiddetti ‘jammer’, utilizzati per far perdere le tracce), chiavi di avviamento dei trattori, arnesi da scasso e un rilevatore di microspie, utilizzato durante i colpi per manomettere eventuali sistemi di sicurezza nascosti installati dagli agricoltori a bordo dei loro mezzi.

Furti di trattori, le indagini sulla banda partite la scorsa estate

Le indagini delle forze dell’ordine si erano intensificate sul finire della scorsa estate, quando la quantità di furti e il valore dei mezzi rubati avevano raggiunto livelli decisamente preoccupanti. A titolo esemplificativo, basta segnalare il colpo con cui nella notte del 24 luglio erano stati rubati quattro trattori in un’azienda agricola di San Prospero. I furti, nel 2025, hanno interessato anche le province di Parma, Reggio-Emilia, Bologna, Forlì-Cesena, fino a lambire anche il Piemonte meridionale.

Il modus operandi della banda era rodato: dopo svariati appostamenti, entravano in azione rapidamente, rubando i trattori per poi portarli verso un luogo sicuro. Qui venivano ‘cannibalizzati’ (ovvero smontati pezzo per pezzo per rivenderne le componenti) o caricati direttamente su un camion diretto nell’Est Europa, dove il mercato di questi mezzi, purtroppo, è particolarmente fiorente. Il totale della refurtiva, in base a una stima iniziale delle forze dell’ordine, si aggirerebbe intorno ai 2.5 mln €.

In primo piano

Articoli correlati