Immatricolazioni – Il mercato italiano delle macchine agricole chiude il 2017 con un incremento delle immatricolazioni senza precedenti. I dati, elaborati da FederUnacoma sulla base delle registrazioni fornite dal Ministero dei Trasporti, indicano a fine anno un incremento del 23,8 per cento per i trattori, in ragione di 22.705 unità rispetto alle 18.341 del 2016, e un incremento del 24,4 per cento per le trattrici con pianale di carico (motoagricole), che registrano 963 unità rispetto alle 774 dell’anno precedente.

Immatricolazioni trattori

In crescita, sia pure con percentuali molto più contenute, risultano anche le vendite di mietitrebbie (più 2 per cento, con 350 unità contro le 343 del 2016), e di rimorchi, che registrano un attivo dell’1,4 per cento (9.377 unità contro 9.247); mentre i sollevatori telescopici – unica tipologia di macchine che resta in territorio negativo – chiudono l’anno con un calo del 4 per cento.

Immatricolazioni, la spinta della Mother Regulation

L’incremento di vendite, che interrompe una lunga fase negativa del mercato nazionale, era già visibile nel primo semestre 2017 (più 9,7 per cento per i trattori), potendo essere attribuito in parte al maggiore utilizzo dei fondi per la meccanizzazione previsti dai Piani di Sviluppo Rurale (PSR); ma l’impennata negli ultimi mesi dell’anno evidenzia il peso preponderante della Mother Regulation, che ha spinto il mercato oltre ogni previsione.

La normativa europea sulle macchine agricole, entrata in vigore a gennaio 2018, introduce infatti novità per quanto riguarda alcuni requisiti costruttivi dei mezzi meccanici, e ciò ha spinto le industrie costruttrici ad attuare politiche di marketing specifiche per promuovere la vendita degli stock di mezzi già prodotti.

Immatricolazioni, benissimo Emilia e Friuli

La ripartizione per Regione delle immatricolazioni italiane evidenzia, per le trattrici, incrementi particolarmente vistosi in Emilia Romagna (più 62,6 per cento, con 2.945 macchine), e in Friuli Venezia Giulia (più 69,5 per cento, con 863 unità); ma percentuali sopra la media nazionale si registrano anche in Puglia (più 34,4 per cento) e in Veneto (più 33,5 per cento).

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