Almeno 10mila lavoratori agricoli, provenienti dall’estero, vivono in condizioni precarie all’interno di cosiddetti “insediamenti informali”, luoghi situati generalmente ai margini dei campi in cui lavorano, privi di servizi essenziali e caratterizzati da scarse condizioni igieniche, in cui vigono sfruttamento e privazione dei diritti. Un contesto di illegalità che, però, in molti casi prosegue da anni. É un quadro sconfortante quello emerso con la pubblicazione del Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) in merito ai lavoratori migranti in agricoltura.

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Agricoltura, un quadro complicato per numerosi migranti

Il rapporto è stato realizzato dalla Fondazione Cittalia dell’ANCI e presenta i risultati di un’indagine senza precedenti per copertura nazionale e ampiezza di restituzione. Si inserisce all’interno del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020–2022.

In base a quanto emerso dal questionario compilato dalle amministrazioni locali su presenze, flussi, caratteristiche dei lavoratori agricoli migranti e sistemazioni alloggiative, sono 38 i Comuni che hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali o spontanei non autorizzati, con sistemazioni varie (casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte) e presenze che vanno dalle poche unità registrate nei micro insediamenti, alle migliaia di persone nei “ghetti” più noti alle cronache. Alcune aree del Meridione guidano la classifica delle 11 Regioni coinvolte, ma il fenomeno interessa tutto il Paese.

Il commento

All’interno del rapporto sono state censite caratteristiche come la tipologia delle abitazioni (private e strutture, temporanee o stabili), da quali soggetti sono state fornite, la grandezza degli “insediamenti informali” o di quelli spontanei non autorizzati. Il rapporto pubblicato dal Ministero del Lavoro ha affrontato anche la questione dei servizi dedicati agli ospiti, della qualità delle misure integrative messe a disposizione dei migranti nonché delle tipologie di interventi messi a disposizione dai comuni per l’inserimento abitativo.

L’indagine ha consentito al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di individuare anche le amministrazioni locali destinatarie dei 200 milioni di euro del PNRR investiti con l’obiettivo di superare questi insediamenti. “Questo Rapporto non è la semplice mappatura di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma restituisce in maniera più ampia il modo in cui sui nostri territori, oggi, riconosciamo o neghiamo dignità a quelle vite e a quel lavoro”, scrivono nella prefazione del Rapporto il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro. “Troppo a lungo abbiamo portato il peso di luoghi che negano i nostri principi costituenti e il rispetto dovuto a ogni essere umano. Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo e non vogliamo più sostenere quel peso. Riconsegniamo ovunque alle parole “casa” e “lavoro” il senso che dovrebbero avere”.

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