Nonostante le misure emergenziali varate dall’Unione Europea per far fronte alla crisi agricola innescata dalla guerra in Ucraina, tra blocco dell’export e impennata dei costi delle materie prime sui mercati globali, la reazione di Confagricoltura è tiepida. A fronte delle prime risposte dell’UE, arrivate dopo il Consiglio dei ministri dell’agricoltura degli stati membri, la sigla italiana ha ribadito che quanto fatto fino ad ora, per quanto lodevole, non basterà ad evitare nuove crisi alimentari internazionali.

Tra le principali manovre effettuate si riscontra, per esempio, la decisione di ricorrere lla riserva di crisi della Pac che metterà a disposizione dell’Italia circa 48 milioni di euro che potranno essere incrementati grazie al cofinanziamento nazionale consentito dalla Commissione. Si tratta della prima volta in assoluto che l’UE decide di ricorrere agli stanziamenti emergenziali previsti nel pacchetto di misure della Politica Agricola Comune. Agli stanziamenti si è aggiunta anche la decisione di sbloccare i terreni a riposo, in modo da aggiungerli a quelli produttivi per aumentare la superficie coltivabile di cereali che, in questo modo e secondo alcune stime, potrebbe lievitare di 4 mln di ettari. A ciò si aggiungono anche le proposte per l’utilizzo del digestato da biogas come fertilizzante per l’agricoltura e alla necessità di trovare alternative ai fitofarmaci per evitare di veder ridurre le quantità di prodotti agricoli.

Confagricoltura, il commento sulle misure UE per fronteggiare la crisi ucraina

“Sarà possibile contenere in qualche misura l’aumento senza precedenti dei costi di produzione ed aumentare i raccolti di cereali e colture proteiche”, esordisce il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Saranno, però, necessari nuovi interventi per contribuire ad evitare situazioni di crisi alimentare a livello internazionale”, sottolinea Giansanti. Secondo le stime della Commissione europea, le esportazioni di grano dall’Ucraina potrebbero ridursi di circa 20 milioni di tonnellate nella campagna di commercializzazione 2022-2023“.

L’export ucraino incide per il 10% sul mercato mondiale del grano. Per il mais si sale al 15%. I Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sono particolarmente dipendenti dai raccolti dell’Ucraina per soddisfare il fabbisogno alimentare interno. “In questo quadro decisamente critico – evidenzia il presidente di Confagricoltura – l’Unione europea è chiamata a salvaguardare tutto il potenziale produttivo dell’agricoltura. La flessibilità autorizzata quest’anno dovrà essere estesa al 2023”.

“A livello internazionale – conclude Giansanti – sarebbe opportuno limitare il ruolo che i ‘futures’ sui prodotti agricoli di base stanno avendo sull’andamento delle quotazioni reali. Quelli relativi al grano hanno fatto registrare un aumento del 70% dal 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina”. Il tema della riduzione delle dipendenze strategiche della UE in settori sensibili, tra cui i prodotti alimentari, sarà trattato nel corso della sessione del Consiglio europeo che si apre domani 24 marzo.

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