La Russia ha affermato di essere disposta a risolvere l’impasse delle navi cargo che trasportano grano, bloccate da mesi nei porti ucraini del Mar Nero (occupati dall’esercito e dalla marina di Mosca), a patto che Kiev porti a compimento l’operazione di sminamento dei porti del Mar Nero. È un nuovo colpo di scena che potrebbe cambiare le sorti della partita del grano che si sta giocando nell’Est Europa – a colpi di proclami e mosse diplomatiche – quello emerso durante una conferenza stampa di Sergei Lavrov, il ministro degli esteri russo.

Nel Mar Nero si gioca la partita cruciale del grano

Le parole di Lavrov sulla disponibilità a sbloccare le navi cargo cariche di grano verso il Mediterraneo, arrivano mentre nel Donbass (nell’est dell’Ucraina), più precisamente a Severodonetsk, continua a infuriare la battaglia tra l’esercito di Kiev e di Mosca che, a differenza della prima fase del conflitto, sta convogliando la maggior parte degli sforzi militari su obiettivi mirati, quindi singole città, piuttosto che su fronti larghi centinaia di chilometri.

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha inoltre annunciato che lo stesso Lavrov si recherà in Turchia, insieme a una delegazione militare, il prossimo 8 giugno, proprio per discutere della possibilità dell’apertura di nuovi corridori umanitari, fondamentali per l’export di grano verso il Mediterraneo e il resto del mondo, con la crisi alimentare e il rischio carestie nelle nazioni in via di sviluppo che diventa sempre più concreto, a causa della dipendenza nei confronti del grano ucraino e russo (che, insieme, rappresentano oltre il 28% delle forniture mondiali del preziosissimo cereale). Una mossa di vitale importanza, in considerazione del fatto che, a causa della drammatica siccità che ha investito numerose aree nel mondo, le rese dei raccolti sono calate ovunque, dal Marocco all’Australia fino all’India, nazione quest’ultima che ha deciso di introdurre un blocco all’export per evitare speculazioni e ulteriori complicazioni sugli approvvigionamenti alimentari.

Le parole di Draghi

Nel frattempo, mentre la Turchia apre a un nuovo incontro con i rappresentanti di Ucraina, Russia e Nazioni Unite per raggiungere un compromesso sulla complicata situazione (che sta facendo tornare lo spettro della recessione in Europa dopo due anni già complicati), anche il premier italiano Mario Draghi, nella conferenza stampa post Consiglio UE, ha ribadito l’assoluta necessità di sbloccare la situazione del grano nei porti ucraini, sottolineando il ruolo cruciale che le Nazioni Uniti stanno svolgendo per la risoluzione della crisi.

Questo poiché le Nazioni Unite “hanno iniziato a lavorarci prima degli altri, muovendosi sulla strada di cercare di aprire i porti (quello di Odessa e altri del Mar Nero), cercando di far sì che possano arrivare delle navi”, ha commentato Draghi. “Anche perché i quantitativi sono molto grandi e si possono spostare con una certa rapidità solo via mare. Ma per fare questo è fondamentale che da parte russa ci sia il permesso per far arrivare le navi e che i porti vengano sminati, anche con il supporto delle forze occidentali. L’Unione Europea, che sta aiutando sul fronte del mare, si sta muovendo però anche sul lato del trasporto ferroviario del grano stoccato in Ucraina, attraverso Romania, Bulgaria e Polonia”.

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