Mercato mondiale di trattori

Il mercato mondiale di trattori ha presentato nel 2019 un andamento disomogeneo. Gli Stati Uniti registrano una crescita del 3,6 per cento nelle vendite a fronte di 245 mila unità – ha spiegato il Presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Verona nel contesto di Fieragricola – ed anche l’Europa comunitaria chiude l’anno con un incremento significativo, pari all’8 per cento in ragione di 178 mila trattrici immatricolate, pur evidenziando differenti performance da Paese a Paese.

La Francia chiude con un attivo consistente (più 16 per cento in ragione di 34.600 macchine immatricolate) – ha precisato Malavolti – ed anche la Germania chiude con una crescita significativa (più 4,7 per cento per 29.000 unità), così come il Regno Unito che registra un attivo del 5,4 per cento, mentre la Spagna segna un attivo del 6,8 per cento. Tra i Paesi che esibiscono un trend positivo si segnala anche la Russia, che nel mese di ottobre marciava con una crescita del 15 per cento e che si ritiene abbia chiuso l’anno con un significativo incremento (sia pure relativo ad un numero di macchine limitato – circa 25 mila – per un Paese di quella estensione).

Male l’India, ma le situazioni più critiche sono in Cina e Turchia

Diversa intonazione hanno i mercati di India, Cina e Turchia. Il consuntivo relativo al mercato indiano – diffuso dall’associazione nazionale dei costruttori TMA – indica per il 2019 un totale di 723 mila trattrici, in calo del 10 per cento rispetto all’anno precedente, ma comunque tale da confermare il Subcontinente come il mercato di gran lunga più consistente al mondo in termini di unità. Il calo registrato in India viene letto dagli analisti come un assestamento fisiologico dopo l’incremento imponente che ha caratterizzato gli ultimi anni, e le prospettive per il colosso asiatico restano positive anche per gli anni prossimi in considerazione dei cospicui piani di sostegno all’economia agricola messi in campo dal Governo.

Mercato mondiale di trattori

Più critica la situazione del mercato cinese – ha sostenuto il Presidente dei costruttori italiani – che si stima abbia registrato nell’anno un calo nell’ordine del 20 per cento, a causa, oltre che del rallentamento complessivo dell’economia, delle difficoltà specifiche del settore agricolo (produttività insufficiente per via delle modeste dimensioni aziendali e riduzione dei sussidi pubblici per l’acquisto di macchinario agricolo). Non si arresta la fase negativa in Turchia, innescata da una combinazione di fattori politici, economici e monetari, che nei primi nove mesi del 2019 segna un calo del 54 per cento, dopo quelli già molto consistenti avuti lo scorso anno.

Il positivo andamento nel 2019 dei mercati di Stati Uniti, Francia e Germania, che sono i tre principali sbocchi per le macchine agricole prodotte in Italia – ha illustrato Malavolti – si riflette positivamente sulle nostre esportazioni. Nei primi dieci mesi del 2019 – secondo i dati ISTAT sul commercio estero – queste risultavano complessivamente in crescita del 2,5 per cento in valore rispetto allo stesso periodo 2018, anche se con un differente andamento per i trattori, che segnavano un calo di poco inferiore all’1 per cento, e per le altre macchine agricole che  risultavano invece in crescita del 3,7 per cento. Il fatturato complessivo delle esportazioni di macchinario italiano nei dieci mesi ammonta a quasi 4 miliardi di euro.

Il 2020 si preannuncia un anno avaro di soddisfazioni?

Per quanto riguarda le prospettive per l’anno in corso, l’osservatorio previsionale di Agrievolution così come il Business Barometer del comitato dei costruttori europei CEMA indicano un calo del mercato a livello generale, almeno nei primi mesi dell’anno. Oltre all’Estremo Oriente e all’Europa sono previsti in contrazione anche il mercato nordamericano e quello dell’Europa dell’Est. Insieme ai trattori, la flessione dovrebbe riguardare anche le altre tipologie di macchine e le attrezzature, vedi ad esempio i mezzi per la lavorazione del terreno e quelli per la protezione delle colture che il CEMA prevede in flessione nel Continente europeo. Sul fronte orientale una variabile importante è costituita dall’epidemia in corso in Cina, le cui conseguenze sull’economia primaria e sugli scambi commerciali sono ancora tutte da valutare.

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