Dopo la recente presentazione da parte del Governo Draghi (seguita poi dall’approvazione in Parlamento) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – articolato in 6 missioni e 16 componenti – anche UNCAI è scesa di nuovo in campo per fare il punto sulla situazione del settore agricolo e agrimeccanico alla luce degli ingenti stanziamenti in arrivo dall’UE.

L’Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici e Industriali ha subito ribadito che le misure che riguardano il mondo dell’agricoltura sono comprese all’interno della Componente 1 (Economia Circolare e Agricoltura Sostenibile) della seconda Missione (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica). Questa si pone come obiettivi generali: rendere il sistema italiano sostenibile nel lungo termine garantendone la competitività; rendere l’Italia resiliente ai cambiamenti climatici rafforzando le infrastrutture e la capacità previsionale di fenomeni naturali e dei loro impatti; sviluppare una leadership internazionale industriale e tecnologica nelle principali filiere della transizione ecologica; assicurare una transizione inclusiva ed equa, massimizzando i livelli occupazionali e contribuendo alla riduzione del divario tra le Regioni; aumentare consapevolezza e cultura su sfide e tematiche ambientali e di sostenibilità.

UNCAI mette sul piatto cinque proposte per accompagnare i fondi stanziati dal PNRR

Al fine di contribuire a ciascuno di questi obiettivi, Uncai ha quindi messo sul tavolo cinque punti a loro modo fondamentali per un corretto accompagnamento del PNRR all’interno del settore agricolo e agrimeccanico.

  • (1) l’approvazione della legge di istituzione dell’Albo degli agromeccanici, quale elemento qualificante di attività agromeccaniche svolte in modo professionale e, quindi, con una responsabilità sociale e ambientale diverse rispetto a quelle di un’azienda agricola;
  • (2) la conferma della revisione periodica dei mezzi agricoli quale unico strumento efficace per ridurre drasticamente gli infortuni sul lavoro e quale tassello fondamentale per dare all’agricoltura quella professionalità di cui spesso è carente;
  • (3) migliorare il sistema di tracciatura e verifica delle attività connesse su tutto il territorio nazionale;
  • (4) la reintroduzione della meccanica agraria tra gli insegnamenti degli istituti di agraria, al fine di rendere evidente lo stretto legame tra agroecologia e l’impiego adeguato delle odierne tecnologie agricole;
  • (5) la creazione, anche in termini di risorse dedicate, di distretti agromeccanici, pensati per non disperdere i capitali che il Pnrr riserva al rinnovamento dei mezzi agricoli che, se spesi male, rischiano di creare diseconomie.

Per arrivare a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, occorre una robusta leva agromeccanica. La lacuna strutturale che, da tempo, ostacola tale obiettivo è la poca centralità riconosciuta all’imprenditore agromeccanico, un “artigiano della terra” al quale si affida la totalità degli agricoltori italiani; un “artigiano della terra” è votato all’innovazione e allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile: migliora le prestazioni ambientali, la sostenibilità e la competitività delle aziende agricole ovunque siano chiamati a intervenire, dalla semina al raccolto.

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