Riforma PAC

Considerare la PAC attuale un inferno sarebbe certo un’esagerazione, ma di sicuro il viaggio verso l’approdo di una sua riforma condivisa è un lungo e travagliato purgatorio. A metà aprile il Ministro Gian Marco Centinaio ha puntato il dito contro le eccessive velleità green contenute nella proposta di riforma, il cui prezzo pare lo dovranno pagare solo gli agricoltori.

«In linea generale l’Italia condivide la proposta di una PAC più ambiziosa dal punto di vista ambientale, ma vogliamo anche che tale ambizione non si traduca in maggiori oneri ed elementi di complicazione per il mondo agricolo, soprattutto se non adeguatamente remunerati. I maggiori vincoli ambientali sono inevitabilmente associati a maggiori costi per i produttori, che non potranno essere compensati con gli incentivi di una PAC il cui budget viene sistematicamente messo sotto attacco».

Le elezioni europee e la dilazione della Brexit allungano i tempi

A preoccupare è anche lo stop dei lavori per l’imminente voto. «Sarebbe stato necessario lasciare una solida eredità al prossimo Parlamento – lamenta la CIA – e ridurre il più possibile i tempi della riforma. L’attuale PAC è sempre meno adeguata a rispondere alle sfide del presente sia sul piano della competitività del settore, sia rispetto alle problematiche agro-climatico-ambientali. La discussione sulla riforma comporta il fatto che il settore primario dovrà continuare a fare riferimento a una politica disegnata ormai 10 anni fa».

La stessa CIA sottolinea che la prospettata riduzione del budget per il periodo 2021-2027 potrebbe mortificare la riforma stessa. Intanto, giusto per aggiungere un po’ di incertezza, c’è la nuova non meglio definita tempistica della Brexit. Secondo Copa-Cogeca «la dilazione concessa al governo May può incidere sull’agenda politica della UE, in particolare sulle importanti discussioni in sospeso sul bilancio pluriennale e proprio sul futuro della politica agricola comune».

Riforma PAC, nessuna certezza all'orizzonte

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