Gli effetti delle sanzioni europee nei confronti della Russia, ormai giunte al quinto pacchetto dopo la brutale invasione dell’Ucraina dello scorso 24 febbraio, si stanno riversando anche sul settore del vino italiano, che in Russia esporta ogni anno bottiglie per un valore complessivo di 350 mln €. Una situazione critica, a cui si aggiungono anche gli effetti provocati dalla carenza di materie prime (con l’altalena senza precedenti dei costi del grano), di fertilizzanti e l’aumento dei costi energetici. Problematiche a cui, tra l’altro, si aggiunge anche il rischio di possibili insolvenze relative ad acquisti concordati prima dell’inizio della guerra. Un quadro dalle tinte fosche e di grande incertezza, insomma, quello tratteggiato allo stand di Confagricoltura a Vinitaly dal vicepresidente della Confederazione con delega all’internazionalizzazione, Giordano Emo Capodilista.

Confragricoltura, le preoccupazioni del settore del vino italiano

Particolarmente critica è la situazione dei vini che rientrano nella categoria dei beni di lusso, il cui export è attualmente interrotto. Al danno economico si aggiunge la difficile interpretazione delle sanzioni: il regolamento blocca l’export solo per i prodotti di lusso dal valore superiore ai 300 euro “per articolo”. Tale regola verrebbe applicata all’articolo oggetto della spedizione/consegna, indipendentemente che si tratti di una bottiglia singola oppure di un cartone da 6 o 12 bottiglie. Confagricoltura è convinta che applicando una restrizione in base alle quantità acquistate, si rischia di discriminare alcuni formati di acquisto.

“Chiediamo al Governo italiano di farsi portavoce in Europa delle nostre richieste di precisazioni – ha detto Emo Capodilista –. Bisogna chiarire che le restrizioni per il vino riguardano le singole bottiglie di valore superiore ai 300 euro. È un aspetto fondamentale perché, per noi, i singoli articoli al di sotto di questa cifra non rientrano tra i beni di lusso, e quindi sono senz’altro esportabili”.

Dove esportare le bottiglie che erano destinate alla Russia?

Altra questione su cui il vicepresidente della Confederazione chiede chiarimenti a Roma e Bruxelles, è il ricollocamento del milione di ettolitri di vino che l’Italia esporta in Russia ogni anno: “Se la difficile situazione di mercato e le sanzioni limitano l’esportazione di questa importante quantità, allora dobbiamo iniziare a discutere su quali canali commerciali dirottarla”. Questioni che l’Italia condivide con un altro Paese leader nella produzione vitivinicola, la Francia.

“Di recente abbiamo avuto un incontro con l’ambasciatore francese sul delicato tema della tutela delle produzioni DOP e IGP: le nostre preoccupazioni sono anche le loro – ha concluso Capodilista –. Preoccupazioni che coinvolgono anche l’indotto turistico. Non dimentichiamo che i visitatori russi in Italia sono tra i maggiori big spender con un volume di acquisti che raggiunge annualmente 1 miliardo di euro. La guerra è un fenomeno che mina le basi non solo economiche ma anche sociali, siamo convinti che tutelare il vino sia uno dei migliori modi per promuovere la pace”.

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