Nonostante il combinato disposto delle crisi internazionali e del rincaro dei costi delle materie prime che ha colpito il settore primario, l’export agroalimentare dei prodotti italiani tiene botta nei primi cinque mesi del 2022 e, nel periodo gennaio-maggio, registra un incremento del +19% dei prodotti alimentari, per un valore totale che ha superato i 24 miliardi di euro. Bene anche l’esportazione di prodotti agricoli, che ha segnato un ottimo +8%.

Tuttavia le importazioni superano ancora le esportazioni: la bilancia commerciale agroalimentare italiana ha infatti registrato comunque un disavanzo di 355 milioni di euro continuando il trend inaugurato lo scorso autunno. Sono dati che fanno ben sperare quelli snocciolati nell’analisi dell’Ufficio studi Cia-Agricoltori Italiani sui dati Istat di gennaio-maggio ma su cui, purtroppo, ancora non si vedono gli effetti della grave siccità che, proprio da maggio, si è abbattuta con maggiore violenza sull’agricoltura italiana.

Mercato agroalimentare, dove vengono venduti i prodotti italiani?

Secondo quanto riportato nell’analisi Cia, riguardo ai principali mercati di sbocco, il 57% delle vendite estere sono state realizzate all’interno dell’area Ue per un totale di 14 miliardi. La Germania, con 3,8 miliardi di euro, continua a essere il primo sbocco commerciale dell’Italia con un incremento annuo del 15% sul lato delle esportazioni alimentari rispetto ai primi cinque mesi del 2021.

Sul secondo gradino del podio si è posizionata la Francia che, con 2,6 miliardi di euro, seguita dal Regno Unito, dove le vendite tricolori alimentari sono cresciute durante il periodo di osservazione del 25% annuo, a fronte di un valore assoluto pari a 1,6 miliardi di euro. Il mercato USA, con un valore complessivo di 2,7 miliardi di euro e un aumento del 20% per l’export di cibi e bevande, ha pesato per l’11% all’interno delle spedizioni italiane verso l’estero. Circa un terzo (32%) delle esportazioni è stato venduto sugli altri mercati, tra cui Svizzera, con il 4% del totale (900 milioni di euro in termini assoluti) e il Giappone (800 milioni di euro), nuovo sbocco strategico per l’Italia agroalimentare.

Le conseguenze della guerra in Ucraina

La lettura degli ultimi dati Istat consente anche una prima valutazione della dinamica delle esportazioni agroalimentari verso la Russia a partire dall’inizio dell’invasione militare in Ucraina e nei mesi successivi. Tra sanzioni e blocco degli scambi, evidenzia l’Ufficio studi Cia, il calo complessivo delle vendite estere italiane di prodotti agricoli, cibi e bevande verso Mosca nei primi tre mesi di guerra è stato del 35% a marzo, del 58% ad aprile e del 41% a maggio. In particolare, il vino ha mostrato chiaramente gli effetti della crisi geopolitica, con una perdita, sempre rispetto al 2021, del 58% a marzo e del 73% nel mese di aprile.

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